Le aspirazioni delle persone non sono una minaccia per la democrazia, come continuano a pensare coloro che la intendono come un modo di costruire consenso per decisioni già prese altrove e da altri, coloro per i quali vanno bene soltanto le preferenze dei consumatori, il desiderio di merci e le identificazioni populiste con i leader, in modo che le aspirazioni siano ricondotte a una ragionevole compatibilità col dominio.
Le aspirazioni viceversa nutrono la democrazia, e la stessa capacità di aspirare è per i poveri, cioè per una parte gigantesca dell’umanità, la premessa per riconoscere la propria condizione, per prendere parola, per protestare e federarsi, per cambiare la propria vita. Insomma è la meta-capacità di ogni capacità.
Dando conto dell’alleanza dei poveri senza abitazione e senza diritti di Mumbai, del loro modo paziente di lottare, del loro modo innovativo di associarsi, Arjun Appadurai nei due brevi saggi qui raccolti – La capacità di aspirare e Democrazia profonda – valorizza la cultura come capacità di avere aspirazioni e di pensare il futuro.
Questo importante lavoro di ridefinizione della politica democratica dell’antropologo indiano è presentato e fatto reagire con temi per noi meno lontani da un denso e stimolante scritto di Ota de Leonardis: E se parlassimo un po’ di politica?
Edizioni Et al.
a cura di Ota de Leonardis
Traduzione di Monica Fiorini
cm. 12,5 x 18, pp. 152
ISBN 978-88-6463-022-9