Quale ruolo attribuire al pensiero di Gilles Deleuze nel complesso panorama storico e filosofico in cui si inscrive? Quale interpretazione dare di uno dei più controversi e dibattuti eventi della seconda metà del XX secolo, che si è soliti nominare Sessantotto? Questo lavoro si propone di raschiare la superficie problematica dischiusa da queste due domande, mostrando al contempo la fecondità della loro messa in relazione, dando ad una la possibilità di gettare luce sull’altra, in un felice circolo virtuoso di problemi in cui dare voce assieme alla ricerca filosofica, storica, sociale ed economica. Se, da un lato, il Sessantotto appare la messa in moto dell’indagine socio-politica di Gilles Deleuze, in cui sembra inverarsi l’ontologia della differenza pura ricercata sin dai primi anni, dall’altro il pensiero di Deleuze è il luogo stesso in cui si manifesta un passaggio storico per il pensiero politico: l’avvicendarsi, nella sinistra politica, del pensiero dialettico hegelo-marxista in favore della politica della differenza dischiusa dal cosiddettonietzscheanesimo di sinistra. Attraverso uno studio dettagliato delle opere di Deleuze e una puntuale analisi storica degli episodi e dei documenti del Sessantotto, con particolare attenzione alla Francia, si è cercato di stendere i lineamenti di una critica dell’ideologiadel Sessantotto, al contempo restituendo voce – seppure in maniera conflittuale e dialogica – ad uno dei massimi filosofi del secondo Novecento.
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