Stefano Zuffi & Pneumatica Emiliano Romagnola
Casa del Popolo
Canti di lotta, di lavoro, di resistenza in Emilia e Romagna (2005)
Perchè ancora Resistenza
Viviamo in una situazione che rischia sempre più di essere caratterizzata dalla mancanza: di coraggio, il coraggio delle belle idee, limpide (come il cielo d’aprile e delle sue feste); di passioni civili e sociali: le passioni delle lotte contro le discriminazioni, per un lavoro fatto di dignità; di tensioni morali: quelle per una forte idea della repubblica, amore per una forma di vita di esseri umani solidali; di disponibilità: la disponibilità a mettere in comune il meglio di sé, tempo, capacità, risorse materiali; di cura per le parole: per la loro quantità (quando il linguaggio si rattrappisce al sì e al no si è pronti per il plebiscito; quando i sì dominano si è ridotti a gregge mansueto, pronto a tutto), e, al contempo, per la loro qualità (per l’onestà del dialogo democratico le parole non devono essere ingannatrici).
La storia non lascia mai troppo spazio alla mancanza e al vuoto: “conquista il futuro chi colma la memoria, conia le idee e interpreta il passato”. L’interpretazione della storia orienta le azioni, i gesti, i linguaggi del futuro. Ripercorrere e rilanciare nel presente – rispettando il passato e allargandolo verso l’orizzonte del futuro – i canti di lavoro, di lotta, di resistenza, di aspirazione alla pace, i canti degli emigranti, delle mondine, dei partigiani caduti per la libertà contro la dittatura e il terrore, non è allora un gesto di antiquariato polveroso, ma il modo giusto per far sentire la voce dei giusti e degli umili, di coloro che si sono fatti carico delle loro condizioni, delle condizioni dell’Italia, dell’umanità perché fossero di autentica libertà. Dare voce agli antenati – a coloro che la repubblica l’hanno sognata, a coloro che l’hanno attesa, a coloro che ne hanno tessuto l’ordito, nei testi scritti e nelle azioni, a coloro che si sono battuti perché fosse fondata sul lavoro libero e dignitoso, ai padri costituenti, oggi violati, a coloro che volevano esserne cittadini a pieno titolo – significa legare le generazioni e, con sguardo ammirevole e gesti ricchi di cura, far sì che la ‘casa del popolo’ – di tutto il popolo, nel rispetto delle differenti identità individuali – sia aperta, pubblica, spazio di regole e di nobile creatività.
Per questo c’era – e c’è – vitale bisogno di cantori e suonatori, del loro coraggio, delle loro idee, delle loro passioni, della loro disponibilità agli altri, della loro cura per le parole. Per questo c’è ancora bisogno di resistenza: umile, pacifica, tenace. Storia di tanti contesti particolari, di lotte e di passioni vissute e tramandate, innervati dalla tensione all’universale.
Thomas Casadei
(Direttore Istituto Gramsci – Forlì)