«Nuova schiavitù», «schiavitù moderna», «para-schiavismo» espressioni usate per indicare la «sottomissione dispotica» dell’uomo all’uomo, fenomeno antico, che si voleva abrogato con interventi legislativi tra l’Ottocento e il Novecento e che invece osserviamo ancora, interessando più di 40 milioni di persone di tutti i Paesi del mondo, anche i più sviluppati. Tant’è che l’ONU nel 2015 ha inserito nell’Agenda 2030, tra gli obiettivi sostenibili, anche il superamento della «schiavitù». Un fenomeno in continua crescita, anche per l’impatto del Covid-19, in particolare su coloro che vivono già in stato di marginalità. Il quesito cui proviamo a rispondere è se condizioni di donne e minori sfruttati a scopi sessuali e pornografici oppure badanti ‘recluse’ oppure bambini-lavoratori oppure braccianti sottoposti a «caporalato», siano in modo corretto, logico ed utile definibili con il termine ‘schiavitù’, che richiama situazioni di tempi lontani. Per rispondere, abbiamo provato a individuare la ‘sintassi’, i tratti caratteristici e le cause di queste «nuove forme di servitù», soffermandoci anche su un episodio italiano nella Franciacorta. Abbiamo seguito tre direttrici di ricerca: la relazione passato-presente, per avere contezza di continuità e discontinuità; il mondo del lavoro, perché il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro può trasformarsi in sfruttamento ‘estremo’; la nuda sottomissione della persona, che così diventa quasi oggetto dell’altra per mezzo di una serie di atti di violenza fisica e/o psichica implicante il ‘corpo’ dell’asservito. Emerge una realtà complessa, che supera l’aspetto nominalistico, tracciando ipotesi di soluzioni che interessano molteplici livelli, da quello economico e sociale a quello giuridico e politico, assolutamente intrecciati tra di loro.
Editore: Giappichelli, Torino
A cura di Antonello Calore, Patrizia De Cesari
ISBN: 9788892141636
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2021