Pienamente condivisibili le richieste dei 15 sindaci dell’unione forlivese. Ausl Unica di Romagna: il “come” fa la differenza.
Fin dal 2010 sono stato tra i primi a chiedere di ragionare pubblicamente del progetto dell’Ausl unica di Romagna e di un’organizzazione della sanità romagnola che entro un quadro di sistema desse centralità ai distretti (articolazioni dell’Azienda sanitaria su dimensioni territoriali ottimali in cui ricercare l’equilibrata diffusione dei servizi sanitari e socio-sanitari in base ai bisogni reali dei cittadini attraverso un rinnovato ruolo di controllo delle amministrazioni locali).
All’epoca erano tanti i “se” e i “ma”, dubbi, diffidenze, rilievi a quello che veniva definito un progetto irrealizzabile. C’era chi sosteneva, anche pubblicamente, ipotesi come quella di fusione delle di Cesena e Forlì, un progetto di cortissimo respiro e, a mio avviso, non adeguato. Ora in tanti si sono convertiti, fino a divenire dei sostenitori entusiasti. Di fatto per condividere un progetto assai rilevante e importante, che tocca in primis la salute delle persone e al contempo tantissimi lavoratori e lavoratrici, nonché forme organizzative complesse, servono percorsi partecipati e una solida condivisione. Occorrono dettagli, numeri, quell’ “atlante dei servizi” in diverse occasioni, pubbliche e istituzionali, richiamato come precondizione e base su cui poggiare orientamenti e scelte rivolte al futuro, che riguardano un soggetto che muove più di due miliardi all’anno di spesa; occorrono indirizzi, mandati chiari, sottoscritti in modo solenne e che siano di imprescindibile riferimento per le azioni future, per ogni soggetto del sistema.
I sindaci dell’Unione forlivese – che lega 15 comuni in modo finalmente stretto e alla luce di patti di cooperazione condivisi – pongono questioni vere e ineludibili: prima di una legge, e insieme ad essa, occorrono percorsi – alcuni in atto – e forme di costante raccordo e dialogo. E le eventuali ‘mediazioni’ sono frutto di eventuali ‘negoziazioni’ alla luce del sole, sulla base di criteri di valutazione, principi, ragionamenti che possano essere rendicontati, sulla base di rigorose documentazioni. Stupisce che qualcuno ritenga incomprensibili richieste che vengono da chi ha rapporti diretti e quotidiani con i cittadini e con le questioni relative alla cura e alla salute delle persone, un bene primario e assolutamente fondamentale. Servono risposte e rigore. Nessuno “mette all’angolo” o “isola” nessuno – neppure con una lettera o qualche uscita sui giornali – se 15 sindaci insieme, di un territorio come quello forlivese, pongono domande non sul “se” ma sul “come” di un percorso complesso e assai importante, peraltro sulla scorta di documenti precedenti. E, sotto questo profilo, al di là della carta, contano patti solidi e alla luce del sole. Una legge “istituente” sull’organizzazione della sanità romagnola – quale quella a cui si sta lavorando – deve poggiare su solide fondamenta, su un progetto costruito, passo a passo, e bene. Il come “fa la differenza” e sul come occorre lavorare in modo autentico, ora, anche con tempi celeri ma mettendo in fila le priorità prima di arrivare alle scelte definitive. Altrimenti la politica e le istituzioni rischiano solo di far baccano e ciò non serve proprio a nulla. Sono riflessioni di chi al sistema romagnolo crede, entro percorsi di confronto vero, e di chi all’Ausl Unica di Romagna guarda come obiettivo decisivo da raggiungere non dall’ultima ora. Con scelte partecipate, nel rigore di un progetto di qualità.
Thomas Casadei
consigliere regionale PD
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