IMPEGNO PUBBLICO E ATTIVITA’ ISTITUZIONALE – Aggiornato a dicembre 2014

Mozione e intervento del Sen. Felice Casson sul progetto F35

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00057

Atto n. 1-00057

Pubblicato il 6 giugno 2013, nella seduta n. 37
Esame concluso nella seduta n. 67 dell’Assemblea (16/07/2013)

CASSON , AMATI , CIRINNA’ , SPILABOTTE , DIRINDIN , TOCCI , PUPPATO , GRANAIOLA , MINEO , CAPACCHIONE , LO GIUDICE , RUTA , LUMIA , PEZZOPANE , RICCHIUTI , PADUA , ALBANO

Il Senato,

premesso che:

sulla questione F-35/JSF è utile partire dalla cronologia delle decisioni fin qui assunte;

l’Italia aderisce al programma JSF nel 1996, tramite il Ministro della difesa Andreatta, limitatamente alla fase iniziale “Concettuale dimostrativa”, ratificata con la firma del MoA (Memorandum of Agreement) in data 23 dicembre 1998;

conferma l’adesione al programma limitatamente alla fase di “Sviluppo e dimostrazione del sistema”, dopo il voto favorevole delle Commissioni Difesa del Senato (14 maggio 2002) e della Camera dei deputati (4 giugno 2002);

per quanto riguarda la partecipazione alle fasi successive il Governo si è limitato ad un’attività informativa, cui non sono seguite votazioni: Camera, Commissione Difesa 16 gennaio 2007; Senato, Commissione Difesa 30 gennaio 2007;

nel 2007, il Sottosegretario di Stato ha informato il Parlamento che la firma del MoU (Memorandum of Understanding) relativo alla fase di “Produzione, supporto e sviluppo del velivolo” non richiedeva un parere parlamentare;

nella fase ulteriore (Camera, Commissione Difesa 8 aprile 2009 e Senato, Commissione Difesa 8 aprile 2009), si è deciso di finanziare la costruzione di uno stabilimento a Cameri (Novara) per l’eventuale assemblaggio di velivoli (decisione adottata senza la partecipazione al voto dei parlamentari del
Partito democratico, in quanto si è ritenuto che si trattasse del classico carro davanti ai buoi);

non esiste a tutt’oggi alcun impegno all’acquisto di questi velivoli;

non c’è alcun contratto firmato e tantomeno alcuna penale;

l’argomento che viene utilizzato dai sostenitori del programma sarebbe di natura operativa e riguarderebbe il fatto che le capacità militari dell’Aeronautica oggi sono garantite da tre diverse linee di volo con distinte caratteristiche: AMX, Tornado, Eurofighter, F-16 Harrier (a decollo verticale imbarcati su portaerei) e che gli AMX, i Tornado e gli Harrier devono essere sostituiti perché vicini alla fine della loro vita operativa;

peraltro, la decisione di sostituire queste 3 linee di volo con il JSF è basata su presupposti che si rivelano sempre meno convincenti sul piano industriale, come sempre meno convincente è l’affidabilità di questo modello ancora alle prese con molte difficoltà tecniche;

l’esigenza operativa che viene messa in primo piano è quella di garantire alle forze aeree di poter operare al più alto livello tecnologico in ambito Nato;

questa affermazione è contraddetta da vari fattori: la maggior parte dei Paesi della Nato non adotterà questo velivolo; operazioni integrate Nato-Unione europea, come quelle svolte nella recente campagna in Libia, hanno visto operare insieme velivoli di produzione americana e di produzione europea perfettamente integrati;

dal punto di vista operativo, inoltre, va tenuto presente che nella nuova situazione geopolitica difficilmente potrà configurarsi, per l’Italia, la necessità di dover sostenere un conflitto ad alta intensità tale da giustificare un “cacciabombardiere di superiorità aerea”;

in realtà, l’accento che viene posto sulla presunta superiorità aerea del velivolo e sulla sua invisibilità ai radar riesce a far passare in secondo piano gli aspetti di politica industriale, che invece sono prevalenti;

semplificando, si può dire che, ribadita l’insussistenza delle motivazioni indicate, addotte dai sostenitori del programma JSF, si è aperta una competizione industriale a livello mondiale nella produzione militare nel settore aeronautico e l’Europa teme di rimanerne esclusa;

i Governi francese e tedesco negli ultimi mesi hanno più volte cercato di coinvolgere i più importanti Paesi europei al fine di sviluppare insieme attività industriali in questo settore;

l’industria aeronautica militare italiana ha una storia molto importante dal punto di vista ingegneristico e produttivo. Con Alenia e Augusta l’Italia è stata ed è tuttora socio di grandi consorzi di produzione;

nel settore aeronautico il consorzio “Eurofighter” è in grado di produrre un velivolo assolutamente competitivo. Il passaggio da costruttori (nell’ambito del consorzio) ad assemblatori (la Lockheed propone il modello “Ikea”, per il quale la produzione avviene negli Stati Uniti e a Cameri è effettuato
l’assemblaggio dei soli velivoli eventualmente acquistati dagli europei) avrebbe come effetti la fine delle capacità ingegneristiche di Alenia, la riduzione qualitativa della forza lavoro (pochi ingegneri e molti montatori) e la riduzione quantitativa della forza lavoro (Cameri potrà al massimo impiegare 800 unità che rappresentano un terzo di quelle attualmente impegnate da Alenia);

rivedere queste scelte appare quantomeno sensato e congruo rispetto all’attuale situazione economica e finanziaria del Paese;

nella fase finale della guerra fredda il Pentagono si era posto il problema della necessità di costruire un cacciabombardiere di profondità, cioè in grado di penetrare per migliaia di chilometri in territorio nemico risultando invisibile ai radar;

la sfida tecnologica venne accettata dalla Lockheed che elaborò un progetto;

l’Italia aderì alla fase di progettazione, ma al momento di acquistare il prototipo il Governo Berlusconi (inizio 2009) rinunciò. La rinuncia favorisce la società costruttrice perché rimane sola ad effettuare le prove di volo. Le prove, però, non vanno nella maniera sperata. Con il passare del tempo viene sospesa la produzione del modello a decollo verticale che l’Italia avrebbe dovuto imbarcare sulla portaerei “Cavour”. Al momento attuale la questione non è risolta per gli inconvenienti tecnici che la Lockheed deve superare sul prototipo;

l’Aeronautica italiana si dichiara interessata all’acquisto di 133 velivoli (ridotti a 90 dal Governo tecnico di Monti). Il Governo ottiene in cambio la possibilità di eseguire il montaggio delle semiali in uno stabilimento che l’Italia dovrebbe mettere a sue spese in funzione a Cameri. Anche sulla base di
questo piano di acquisti e poi finanziario, lo stabilimento di Cameri ottiene un finanziamento di 1,5 miliardi di euro. I lavori sono iniziati nel 2010 e avrebbero dovuto concludersi nel 2012;

va inoltre rilevato che al momento si sono ritirati o hanno sospeso la loro partecipazione al programma i seguenti Paesi: Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Danimarca e Canada. La Gran Bretagna ha falcidiato le previsioni di spesa (ne doveva comprare circa 130, oggi ne conferma solo 20); persino gli Usa stanno valutando l’annullamento della versione “B”, a decollo corto e atterraggio verticale, che interessava la nostra Marina;

il costo del velivolo al momento non è fissato e viene stimato in una cifra che va dai 110 ai 200 milioni di euro ciascuno. Il programma, nella sua totalità registrerebbe un costo non ancora esattamente definibile ma comunque in nessun modo inferiore ai 12 miliardi di euro complessivi e si articolerebbe nell’arco di 12 anni;

considerato che di recente sono cambiate le normative in materia, tanto che i programmi relativi all’acquisto o all’ammodernamento dei sistemi d’arma non si approvano attraverso leggi ordinarie, ma secondo le procedure caratterizzate dalle specificazioni che seguono. Tali programmi sono presentati in Parlamento come “Atti di Governo” e in tale veste sottoposti al parere delle Commissioni.
Fino alla fine del 2011, i pareri erano obbligatori ma non vincolanti, il che vuol dire che queste decisioni dipendevano dal Governo. Con la legge delega per la riforma delle forze armate, approvata in via definitiva a dicembre 2012 (legge n. 244 del 2012), con il voto contrario di Italia dei Valori e
l’astensione della Lega Nord, è entrata in vigore una nuova normativa in materia, introdotta da un emendamento del capogruppo del Partito democratico in Commissione Difesa del Senato, secondo la quale: il Governo presenta il programma corredato di tutte le clausole contrattuali, i costi, le
contropartite industriali e le eventuali penali; l’atto di Governo viene sottoposto all’esame delle Commissioni Bilancio e Difesa che possono chiedere modifiche; il Governo in una successiva seduta dichiara se le accoglie o le ragioni per cui non può accoglierle; a questo punto il parere delle Commissioni
può, con un voto a maggioranza dei componenti, bloccare il programma;

considerato altresì che:

come ampiamente e pubblicamente noto, il progetto concernente i cacciabombardieri F-35/JSF, oltre che collocarsi in altra epoca storica (quella della guerra fredda), ha generato polemiche aspre, soprattutto a causa di costi esorbitanti, in continua ascesa, oggetto per di più di omissioni informative da parte dei vari Governi interessati, con riferimento anche ai costi necessari per uso e manutenzioni; pesanti criticità tecnologiche e tecniche, segnalate persino dal Pentagono e dal GAO (Government accountability office), in riferimento a dotazioni del pilota, problemi al motore, vulnerabilità ai fulmini, eccetera, criticità che conducono ad ulteriori ritardi del programma e al conseguente innalzamento dei costi;

la nuova normativa e le nuove procedure adottate consentono di ripensare qualunque programma e attribuiscono al Parlamento un ruolo decisivo, di cui il Parlamento stesso deve fare oculato e motivato uso, soprattutto in presenza di tagli ai vari settori della vita pubblica, che sono continui e pesanti, mentre i costi per il programma F-35 appaiono francamente esorbitanti e fuori luogo,

impegna il Governo:

1) a sospendere immediatamente la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell’aereo JSF/F-35;

2) a procedere, in prospettiva europea, ad una visione strategica della politica di difesa;

3) a destinare le somme risparmiate ad investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la tutela dei posti di lavoro, la sicurezza dei lavoratori.

….

INTERVENTO AULA SU MOZIONE F35 (seduta 15-7-2013)

Signor Presidente del Senato, signori senatori, signori del Governo,

fin dal termine della passata legislatura la vicenda dei cacciabombardieri d’assalto F-35 era venuta all’attenzione del Parlamento e, inesorabile, si è ripresentata all’inizio di questa legislatura come uno dei temi più emblematici e contrastati.

Il 6 giugno di quest’anno è stata pubblicata, e unita agli atti della seduta del Senato, prima ancora che se ne parlasse in Aula alla Camera dei deputati, con la firma di oltre 20 senatori, la mozione sugli F-35 in discussione oggi e a mia prima firma.

L’intera vicenda, delicata e controversa anche per gli equilibri tra i Gruppi parlamentari, può essere affrontata e discussa almeno sotto tre aspetti.

Il primo livello, per certi versi più chiaro e netto, è quello del richiamo alla pace, al pacifismo, alla costruzione della pace. È talmente chiaro e netto da potersi ritenere preclusivo di ogni altra considerazione nei confronti di uno strumento bellico, come oggettivamente è un cacciabombardiere d’assalto. Ma non mi voglio dilungare sul punto, peraltro lampante, ritenendo invece di dover
affrontare in questa sede gli altri aspetti più dibattuti della questione, proprio per illustrare il motivo per cui il programma degli F-35 dovrebbe essere sospeso immediatamente.

Le critiche – pesanti critiche – al progetto degli F-35 provengono dallo stesso mondo militare-industriale. Sono ben note, direi ormai notorie, le peripezie (anche gravi) che stanno accompagnando la nascita di questo progetto, tanto da aver determinato il ripensamento, il ridimensionamento o addirittura
l’annullamento della propria partecipazione al programma da parte della maggioranza degli Stati partecipanti, a seguito soprattutto dei costi esorbitanti e in continua inarrestabile ascesa, per di più in presenza di criticità tecnologiche e tecniche preoccupanti e di assoluto rilievo, che hanno condotto persino il Pentagono e lo statunitense GAO (Government accountability office) a far segnare il passo.

Ma è soprattutto dall’interno del mondo militare italiano che giungono serrate e convinte critiche. Il capo di Stato maggiore delle Forze NATO del Sud-Europa, già comandante della missione NATO-KFOR nel 2002-2003, il generale Fabio Mini, ha pubblicamente denunziato il velleitarismo del programma, auspicando invece un modello nuovo e diverso di difesa, integrato come minimo a livello europeo, che in questa prospettiva, pur salvaguardando qualità e quantità, potrebbe condurre almeno ad un dimezzamento dell’attuale bilancio della Difesa italiana.

E sempre restando al cacciabombardiere d’assalto F-35, mi limito a ricordare quanto ulteriormente denunciato dalla cosiddetta Bibbia dell’Aeronautica, “Aviation Week”, che ha parlato di notevoli inadeguatezze tecniche, tanto che si è pure scritto di un caccia costoso, problematico e inaffidabile.

Ma senza volermi addentrare in più specialistiche disquisizioni e valutazioni tecniche, registro l’esistenza di alternative ritenute più affidabili, meno costose e con maggiori ricadute sia tecnologiche che economiche, come il programma Eurofighter o la scelta prioritaria di puntare su una certa tipologia
di elicotteri, opzioni sulle quali non svolgo alcuna considerazione.

Questa ultima riflessione mi consente di passare al terzo livello della vicenda, quello attinente ai presunti vantaggi economici e occupazionali che sarebbero garantiti dal programma F-35.

Ora, a parte il fatto che i dati forniti dalle aziende interessate risalgono ad oltre un lustro fa (un periodo eccessivamente ampio rispetto alle vicende finanziarie e alle sventure tecniche dei prototipi degli ultimi anni), una risposta negativa viene imposta da una duplice elementare considerazione. In
primo luogo, i costi del programma, nella loro enormità, sono in continua e imprevedibile ascesa, aggravata dal fatto che già si è verificato a livello internazionale un occultamento dei dati finanziari, particolarmente in riferimento all’uso e alla manutenzione degli aerei.

In secondo luogo, in questo momento di crisi economica, occupazionale, finanziaria che ha colpito anche l’Italia e in un momento storico in cui i tagli alle risorse di enti pubblici e ai privati stanno mettendo in ginocchio la nostra economia e comportano lacrime e sangue – come si suol dire – per coloro che hanno di meno, è opportuno dilapidare risorse in spese quali quelle necessarie per un cacciabombardiere d’assalto? Non è forse più consono al buon senso e anche alla nostra Carta costituzionale individuare meglio le priorità e assegnare le poche risorse disponibili a settori maggiormente sensibili e più in sofferenza? E questa scelta è compito del nostro Parlamento.

Ora, è stato interpretato dai più l’intervento recente del Consiglio supremo di difesa come una entrata a gamba tesa sulla vicenda degli F-35. Vero o falso che sia, ritengo, leggi alla mano, che il citato Consiglio non abbia alcun potere specifico in materia. Alla fine della scorsa legislatura, con la legge 31 dicembre 2012, n. 244, dopo ampia e specifica discussione, si era coscientemente e volutamente modificata la normativa in merito, con ampia maggioranza, attribuendo al Parlamento e alle sue competenti Commissioni di merito un potere preciso di intervento e di decisione su determinati programmi del Ministero della difesa, nello specifico sui sistemi d’arma, potere del Parlamento di certo prevalente rispetto alla volontà del potere esecutivo.

Giusto o sbagliato che sia, d’accordo o meno che si sia, questa è la legge del dicembre 2012 e le norme che regolamentano attività e competenze del Consiglio supremo di difesa non spostano di una virgola, allo stato, il panorama istituzionale menzionato.

Per quanto concerne la mozione che sto illustrando, non posso non rilevarne i numerosi punti di convergenza rispetto alla mozione avente come primo firmatario il senatore Zanda. Non potrebbe essere diversamente, considerato che in entrambe si sostiene la necessità di dare impulso ad una dimensione europea di difesa comune e soprattutto di pieno rispetto delle prerogative del Parlamento previste dall’articolo 4 della legge del 31 dicembre 2012, n. 244.

Non va dimenticato, per quanto attiene più in particolare al Partito Democratico, il contenuto del programma elettorale del Partito Democratico in proposito, lì dove veniva letteralmente scritto: «Il Partito Democratico condivide la preoccupazione dell’opinione pubblica sulle spese per gli armamenti. Fermo restando che le esigenze di difesa e di sicurezza dello Stato si sono radicalmente modificate, ma restano, bisogna assolutamente rivedere il nostro impegno per gli F-35. La nostra priorità è il lavoro». Il lavoro, in tutte le sue sfaccettature; e perché mai si dovrebbe derogare a questa priorità? Forse per dare spazio a lobby industrial-militari, che negli anni passati, ma anche di recente, si sono caratterizzate e sono ricordate soprattutto per storie infinite di tangenti, corruzioni e malaffare, nazionali e internazionali?

Per tornare ai testi oggi in discussione, in che cosa consiste la diversità tra le due mozioni testé citate? Semplicemente nel fatto che nella mozione di cui sono primo firmatario si chiede la «sospensione immediata» del programma F-35. Ciò in presenza di spese per gli F-35 già programmate e stanziate per
quest’anno (500 milioni di euro), mentre per il 2014 sono programmati 534,4 milioni di euro e per il 2015 ne sono programmati 657. Ciò al fine di completare l’acquisto da subito di due o tre cacciabombardieri d’assalto F-35 e per l’acquisto nei prossimi mesi di altri sette-otto cacciabombardieri. Proprio quello che, nell’immediatezza, si vorrebbe evitare, senza essere presi in giro, decidendo di destinare i risparmi immediati di spesa, oltre che quelli enormi futuri, a reali priorità, economiche e sociali.

Signori del Governo, avete solo l’imbarazzo della scelta, se solo aveste a cuore per davvero le sorti del Paese reale.

In conclusione, al Ministro della difesa, che pare amante della locuzione vegeziana, poi mutuata dal più celebre Arpinate, «Si vis pacem, para bellum», suggerisco una espressione più consona alla nostra era e alla nostra Costituzione: «Si vis pacem, para pacem».

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e lo vogliamo fermamente è su di noi, soltanto su di noi. Il mondo si muove se noi ci muoviamo,

si muta se noi ci facciamo nuovi, ma imbarbarisce

se scateniamo la belva che c'è in ognuno di noi. Ci impegniamo:

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Davvero, vivo in tempi bui!

La parola innocente è stolta. Una fronte distesa

vuol dire insensibilità. Chi ride,

la notizia atroce

non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando

discorrere d'alberi è quasi un delitto,

perchè su troppe stragi comporta silenzio!

E l'uomo che ora traversa tranquillo la via

mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici

che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.

Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla

di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.

Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,

e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".

Ma come posso io mangiare e bere, quando

quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e

manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?

Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.

Nei libri antichi è scritta la saggezza:

lasciar le contese del mondo e il tempo breve

senza tema trascorrere.

Spogliarsi di violenza,

render bene per male,

non soddisfare i desideri, anzi

dimenticarli, dicono, è saggezza.

Tutto questo io non posso:

davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,

quando la fame regnava.

Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,

e mi ribellai insieme a loro.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.

Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.

Feci all'amore senza badarci

e la natura la guardai con impazienza.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.

La parola mi tradiva al carnefice.

Poco era in mio potere. Ma i potenti

posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta

era molto remota.

La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me

quasi inattingibile.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi

dove fummo travolti

pensate

quando parlate delle nostre debolezze

anche ai tempi bui

cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,

attraverso le guerre di classe, disperati

quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:

anche l'odio contro la bassezza

stravolge il viso.

Anche l'ira per l'ingiustizia

fa roca la voce. Oh, noi

che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,

noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora

che all'uomo un aiuto sia l'uomo,

pensate a noi

con indulgenza.

(Bertolt Brecht, “A coloro che verranno”, 1939)

Un libro prima di essere un oggetto di mercato è un rapporto sociale

(sensibili alle foglie)

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C'è un'unica

verità elementare

la cui ignoranza uccide

innumerevoli idee

e splendidi piani:

nel momento in cui

uno si impegna a fondo,

anche la Provvidenza

allora si muove.

Infinite cose accadono

per aiutarlo,

cose che altrimenti

non sarebbero

mai avvenute...

Qualunque cosa tu possa fare,

o sognare di poter fare

cominciala.

L'audacia ha in sé genio,

potere e magia.

Cominciala adesso.

(J. W. Goethe)

... prepareremo giorni e stagioni

a misura dei nostri sogni

( Paul Eluard)

No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi liberamente purchè la vostra scelta presupponga il principio di libertà. Se non lo presuppone voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri. Se non volete che la vostra vista scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea. A voi tutti i più fervidi auguri per l'anno che sta sorgendo?

(Sandro Pertini, 31 dicembre 1978)

"La teoria pura va lasciata a coloro che hanno il buon tempo di riflettere soltanto, ma non hanno il tempo da dedicare alle vittime di questa terra"

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Jake Bohm (David Mazouz), in Touch, 2012

Amo le cose belle, le belle storie che dicono qualcosa,mi piace tutto ciò che fa palpitare il cuore. E’ bello aver la pelle d’oca, significa che stai vivendo.

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C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come me di imparare. Ci ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.

(Erri De Luca, Il giorno prima della felicità)

Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno che ami e lui ricambia stringendoti più forte

(Charles Bukowski)

I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori;

sempre liberi di separarsi senza separarsi mai

(Alfred Bougeard)

Incontrarsi fu trovarsi. Nel momento misterioso in cui le loro mani si toccarono, esse si saldarono.

Quando quelle due anime si scorsero, si riconobbero come necessità reciproca e si abbracciarono indissolubilmente

(I miserabili - Victor Hugo)