Confindustria e il caso Dometic. Quanto valgono davvero i patti sottoscritti?
Le dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente di Confindustria Torri in relazione alla vicenda Dometic non possono non suscitare stupore e sollecitare una presa di posizione.
Da un lato, infatti, Confindustria sigla Patti a livello regionale in cui si afferma esplicitamente la volontà di uscire dalla crisi attraverso la coesione sociale e la responsabilità condivisa verso il territorio (“Patto per la crescita intelligente, sostenibile, inclusiva”); dall’altra, un suo rappresentante di rilievo su scala territoriale, di fatto legittima e difende l’idea che “l’impresa a casa sua fa quello che vuole”. Una azione come quella messa in atto dalla Dometic, non può restare ovviamente senza conseguenze, soprattutto per le ricadute gravi in una situazione vertenziale già estremamente tesa.
Affermazioni di questo tipo fanno pensare che la responsabilità sociale d’impresa è semplicemente uno slogan da usare in qualche occasione ufficiale e che poi, nel “chiuso ” dell’azienda, ognuno fa a suo modo, come gli pare, senza vincoli e di fatto senza rispettare regole e patti. E ciò in sfregio a quegli imprenditori e a quelle aziende -e per fortuna ce ne sono ! – che stanno combattendo la crisi rispettando le regole, attuando contratti di solidarietà, facendo di tutto per dialogare con i sindacati e le istituzioni nel pieno rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
E’ una concezione veramente inaccettabile quella che punta a socializzare i costi attraverso strumenti come la cassa integrazione, varie forme di defiscalizzazione, incentivi di varia natura e a privatizzare i profitti senza renderne conto a nessuno, magari portando comodamente all’estero le aziende in paesi in cui il costo della manodopera è risibile e i diritti dei lavoratori inesistenti o spostandone la sede in comodi paradisi fiscali, spesso neppure troppo lontani geograficamente.
E’ per queste ragioni che è assolutamente urgente, anche dal punto di vista legislativo, aprire percorsi di approfondimento che prevedano strumenti per impedire certi comportamenti e per sanzionarli.
La cosa poi che colpisce, nel caso specifico, è che si assista nel nostro territorio ad una situazione tale per cui da settori del mondo economico vengano reiterate prediche sulla incapacità di azione dell’attuale classe dirigente politica locale, e al contempo gli stessi settori non si siano interrogati e non si interroghino sulla loro effettiva capacità di essere classe dirigente economica sia dal punto di vista della positività dei risultati (la vicenda Sapro docet) sia dal punto di vista dei patti che vengono stipulati e che dovrebbero tradursi in concrete prassi.
Thomas Casadei
consigliere regionale, capogruppo PD in Commissione Lavoro, Formazione, Turismo
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