I rifiuti come bene comune e come risorsa: il protagonismo dei comuni e una legge regionale
Forlì, 14 settembre 2013
COME RIFORMARE LA POLITICA AMBIENTALE IN ITALIA: BUONE PRATICHE TERRITORIALI E AZIONI LEGISLATIVE
1. Il lavoro della Regione ER: Piano rifiuti e legge di iniziativa popolare (“dal basso”)
Il futuro è bruciare sempre meno rifiuti, fino ad arrivare alla soglia dello zero, e recuperare e riciclare sempre di più.
Il recente rapporto dei Comuni “ricicloni” mostra che l’Emilia-Romagna è al di sotto dei livelli raggiunti dalle regioni italiane più virtuose quanto a capacità di riciclo e riduzione dei rifiuti.
In questo quadro sono assolutamente opportune le scelte dei sindaci del comprensorio forlivese e cesenate che si sono impegnati a raggiungere, entro il 2016, il 70 % di raccolta differenziata e quindi a ridurre la quota di materiale smaltito attraverso inceneritori e ad annullare le discariche.
I progetti di raccolta domiciliare realizzati recentemente nei capoluoghi di Forlì e Cesena, dopo le “esperienze pilota” di Forlimpopoli e Bertinoro, mostrano che la direzione è corretta e va perseguita con la massima determinazione.
Lo chiede l’Unione europea, indicando elevati obiettivi di riduzione dei rifiuti, e lo suggeriscono alcuni Comuni virtuosi, tra i quali quelli dell’Unione forlivese dei Comuni, che stanno sostenendo la transizione dal sistema attuale a quello del prossimo futuro. Un futuro in cui gli impianti di smaltimento (inceneritori e discariche) dovranno sempre più essere residuali e i rifiuti trattati principalmente attraverso impianti di recupero. Questa è la società post-incenerimento cui anche la Regione Emilia-Romagna deve guardare a partire dal Piano di gestione dei rifiuti in corso di elaborazione e che l’Amministrazione del Comune di Forlì, in rete con gli altri comuni del territorio, sta cercando di realizzare.
L’Assemblea legislativa sta discutendo due strumenti che possono agire come catalizzatori di questo importante percorso:
1) il Piano regionale di gestione rifiuti;
2) una Legge di iniziativa popolare per i rifiuti, firmata da 8 consiglieri della maggioranza di centrosinistra.
Il Piano regionale prefigura obiettivi ambiziosi in termini di riduzione dei rifiuti e di raccolta differenziata, soprattutto per quanto riguarda la programmazione degli impianti di smaltimento. La priorità dal punto di vista economico è il recupero di materia e l’uso razionale delle risorse, quindi gli impianti di incenerimento dovranno essere via via ridotti in modo significativo. Questa riduzione deve essere programmata con un adeguato percorso di transizione, ma la strategia richiede uno sviluppo coerente e lineare.
Il piano regionale deve individuare interventi finalizzati al contenimento della produzione alla fonte: questo significa incentivare azioni volte ad ampliare la durata della vita dei prodotti, a privilegiare processi di produzione più efficienti e virtuosi e a orientare le scelte dei cittadini consumatori verso prodotti e servizi che generino una minor quantità di rifiuti. Oltre a questa importante azione, il Piano – come indica il Documento preliminare approvato nel luglio scorso – mira ad arrivare entro il 2020 al 70% di raccolta differenziata.
Ciò che più conta, oltre alla quantità, è tuttavia la qualità della raccolta; a tal proposito il piano fissa a 60% la quantità di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico da avviare a riciclaggio. Queste risorse costituiranno nuova materia prima per avviare nuove filiere di recupero e di economia del riciclo, in grado di generare nuove imprese e nuova occupazione. Un ulteriore elemento su cui il piano dovrà investire è quello relativo al trattamento della frazione di rifiuto che residua dalla raccolta differenziata, ovvero il Rifiuto Urbano Residuo, che rappresenta il 30% del rifiuto urbano.
È importante attivare processi che portino ad un ulteriore recupero di circa il 50% di questa frazione di rifiuto, riducendo ulteriormente la necessità di ricorrere allo smaltimento, con evidenti vantaggi ambientali. L’aumento della raccolta differenziata e del materiale avviato a recupero offrirà al mercato una crescente quantità di materie prime seconde e di materiali che anziché generare costi e problemi ambientali, dovuti al loro smaltimento, apriranno nuove opportunità.
Questo processo virtuoso potrà generare infatti nuove attività imprenditoriali, posti di lavoro e risparmio di materie prime, di energia e di emissioni clima alteranti. Dunque è molto importante, come suggerisce il Documento preliminare al Piano regionale di gestione dei rifiuti, che si pensi ad un Piano strettamente collegato ad un’idea di sviluppo e di società, che fa dell’economia verde nelle sue molteplici forme un asse strategico. A questo deve accompagnarsi – come prevede la proposta di legge regionale sui rifiuti attualmente al vaglio della Commissione Ambiente e di cui è relatrice la collega consigliera Gabriella Meo – un sistema di tariffazione puntuale che premi i comportamenti più virtuosi.
2. Legge di iniziativa popolare sui rifiuti. “Riduzione, più differenziata e riciclo. Raccogliere con convinzione la spinta di associazioni e amministrazioni del territorio.
La direttiva europea 2008/98/CE fissa importanti obiettivi e vincoli per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Stabilisce inoltre che è necessario promuovere la riduzione dei rifiuti.
Al fine di rispettare questi obiettivi è importante definire un obiettivo di medio termine (2015) sulla produzione di rifiuto indifferenziato per abitante kg/ab/anno su scala regionale. Tale obiettivo si può perseguire attraverso azioni di riduzione dei rifiuti e di aumento della raccolta differenziata. Naturalmente, il perseguimento di tali obiettivi consentirebbe di modificare in maniera significativa la programmazione degli impianti di smaltimento già per il 2020.
Tale pianificazione consentirebbe di programmare la realizzazione di impianti di smaltimento per aree territoriali sovra provinciali, razionalizzando l’attuale dotazione impiantistica.
Per raggiungere questi obiettivi sono da promuovere le seguenti azioni:
1. Responsabilizzazione dei produttori. Regolare l’immissione nel mercato della grande distribuzione e delle attività produttive di imballaggi, attraverso la applicazione di strumenti di fiscalità ambientale di quei prodotti che non garantiscono un recupero di materia. Applicazione di meccanismi di fiscalità ambientale per la grande distribuzione per limitare la produzione di imballaggi, e favorire l’utilizzo di prodotti a ridotta produzione di rifiuti.
2. Introduzione di meccanismi di fiscalità ambientale sullo smaltimento di rifiuti attraverso discariche e inceneritori senza recupero energetico (efficienza minore dei parametri stabiliti dalla 2008/98/CE) attraverso la revisione della L.R. 31/1996. Tale revisione dovrà definire incentivi e premi fiscali alle amministrazioni comunali o associazioni di comuni che progressivamente raggiungano l’obiettivo di 150 kg/ab eq/anno e altre gabbie (eg 200 kg/ab eq/anno, 300 kg/ab eq/anno). Il gettito fiscale corrispondente dovrà essere utilizzato per finanziare progetti a sostegno della raccolta differenziata di qualità e della introduzione di meccanismi di tariffazione puntuale. Parte del gettito fiscale dovrà essere utilizzato per finanziare la compensazione ambientale a favore dei comuni in cui sono localizzati gli impianti di smaltimento (discariche, inceneritori e termovalorizzatori), al fine di semplificare la riduzione e riorganizzazione impiantistica.
3. Incentivi alla realizzazione di SEA fisse e mobili, di mercatini del riuso e di sistemi di raccolta e recupero di RAEE e di frazioni quali oli esausti e pannolini/pannoloni (VEDI: Centro del riuso di Forlimpopoli).
4. Regolazione normativa riguardo alla realizzazione di piattaforme di selezione, impianti di trattamento meccanico-biologico e impianti di riciclo frazione organica, plastica e scarti industriali. L’obiettivo è di realizzare, dove economicamente sostenibile, alcuni poli del riciclo per garantire l’autosufficienza impiantistica del recupero di materiale. La regolazione normativa dovrà assicurare la semplificazione del percorso e favorire la creazione di filiere in cui si associno le aziende di raccolta, gli impianti di selezione e le aziende che utilizzano le materie prime seconde per produzioni industriali dedicate o per riorganizzazione delle attuali linee di produzione.
Il perseguimento di questi obiettivi richiede uno o più strumenti normativi per favorire il percorso dagli attuali livelli di smaltimento agli obiettivi minimi della direttiva 2008/98/CE.
Una prima proposta in questo senso è rappresentata dalla legge di iniziativa popolare, proposta da Ecoistituto di Faenza, WWF, Legambiente e altre associazioni ambientaliste ed elaborata e votata da una trentina di consigli comunali (da Forlì, Galeata, Bertinoro, Forlimpopoli a Savignano sul Panaro e Vignola da Sasso Marconi e Pieve di Cento a Monteveglio e San Giovanni in Persiceto, nonché dalla Provincia di Reggio Emilia).
La proposta di legge contiene due importanti elementi per promuovere la realizzazione di una società del riciclo:
– introduce un meccanismo di fiscalità ambientale per garantire l’applicazione del principio chi più inquina più paga. In particolare, si propone l’applicazione un tributo speciale ai conferimenti in discarica e incenerimento per costituire un gettito fiscale da utilizzare attraverso premialità e contributi per sostenere le amministrazioni virtuose in termini di raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti e per finanziare progetti di conversione dei sistemi di raccolta e realizzazione di impianti di recupero;
– rende possibile che i comuni potranno individuare direttamente le modalità di affidamento del servizio.
La proposta di legge presentata rappresenta un passaggio fondamentale per promuovere le politiche ambientali che consentiranno la transizione tra il modello attuale di gestione del ciclo integrato dei rifiuti e la società post-incenerimento, in cui lo smaltimento attraverso discariche ed inceneritori sarà sempre più residuale.
Tale transizione richiede strumenti amministrativi ed economici per favorire gli investimenti per la realizzazione di distretti del riciclo, per il trattamento e il recupero dei rifiuti, nonché strumenti di pianificazione per razionalizzare l’attuale parco impianti che è certamente sovradimensionato rispetto agli obiettivi della direttiva europea.
La via indicata dai Sindaci del territorio forlivese, che vede il pieno sostegno delle Associazioni ambientaliste, dimostra per davvero che un’altra concezione dei rifiuti è possibile: una preziosa risorsa, nel pieno rispetto della salute e in grado di avere effetti positivi sul piano occupazionale.
La legge di iniziativa popolare fornisce gli strumenti economici per incentivare le buone pratiche e per premiare economicamente, introducendo anche la tariffazione puntuale, i territori che raggiungono i migliori risultati in termini di riduzione di rifiuti e di raccolta differenziata di qualità.
Si tratta dunque di perseguire con forza un percorso che può rappresentare anche un volano per lo sviluppo economico del nostro territorio, mediante la realizzazione di un grande e diffuso distretto eco-sostenibile delle risorse, e estendendo via via questo approccio per l’intera regione.
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