IMPEGNO PUBBLICO E ATTIVITA’ ISTITUZIONALE – Aggiornato a dicembre 2014

Vale la pena credere nell’Europa? di Edoardo Riccio

Da quando, poco più di un mese, fa dissi su questo blog che ritenevo la radice dei nostri mali contingenti risiedesse prevalentemente in Europa e nei suoi nano-leader (Merkel in primis), in Italia abbiamo cambiato governo, abbiamo varato una manovra “lacrime e sangue”, siamo entrati ufficialmente in recessione e gli spread sui titoli del debito pubblico continuano a mantenersi tra i 450 e i 500 punti.

E’ stato inoltre raggiunto un ennesimo accordo pasticciato a livello europeo in cui nessun passo avanti è stato fatto nella direzione della risoluzione dei problemi di breve e lungo periodo, ma, per converso, si sono creati i presupposti per un ulteriore aggravamento della situazione di conflittualità tra i Paesi membri.

La mia domanda a questo punto è: ha fatto bene la Gran Bretagna a defilarsi, qualunque sia la motivazione contingente che l’ha portata in questa direzione? E ancora: ma ha senso essere europeisti ad ogni costo?

A mio avviso un ragionamento approfondito in tal senso va affrontato senza pregiudizi, per una serie di considerazioni. Il progetto originario (implicito o esplicito) era di arrivare alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa, ovvero ad una federazione o confederazione dotata di istituzioni democratiche gerarchicamente superiori a quelle dei singoli Stati nazionali, in grado di governare nell’interesse del continente intero e non di singole comunità nazionali. In questo senso e solo in questo senso l’introduzione dell’Euro ha o avrebbe avuto un senso. L’Euro ha creato un legame molto più forte tra gli stati membri di quanto non fosse fatto dal solo mercato unico e ha tolto agli stati la leva fondamentale della politica monetaria (e della svalutazione). Dall’Euro avrebbe quindi dovuto discendere molto rapidamente un’unione fiscale, regole minime comuni sul mercato del lavoro, una politica economica integrata. Ma condicio sine qua non per fare tutto questo, avrebbero dovuto crearsi delle istituzioni europee vere, democraticamente eleggibili, in grado di rappresentare, nel loro operato, i cittadini europei e non, in modo molto disomogeneo, i cittadini degli Stati membri.

 

Viceversa, come ha detto il premier polacco nel suo discorso al Parlamento Europeo, l’Europa è oggi molto vicina al baratro. Non essendovi istituzioni democratiche europee, i singoli Stati sgomitano per far prevalere nelle decisioni europee i propri interessi individuali. E si badi bene, non solo interessi individuali di tipo elettorale (es. no agli eurobond per non irritare l’opinione pubblica tedesca), ma anche interessi individuali di egemonia e predominio, industriale in primis (es. forzare singoli Stati a vendere aziende strategiche i cui acquirenti potrebbero essere aziende dei Paesi dominanti con impatti sulle filiere produttive). La litigiosità cresce di giorno in giorno perché nessuno, nel formulare proposte o scelte, ragiona per il bene dell’Unione tutta, ma per il bene di singoli Stati all’interno dell’Unione. Fino al punto che le stesse manovre imposte alla Grecia o all’Italia (questa non è la manovra Monti, ma è la manovra che Merkel e Sarkozy hanno imposto a Monti nel primo incontro avuto a Bruxelles) e, appunto, il recente pasticciato accordo della scorsa settimana rispecchiano gli interessi Tedeschi di brevissimo termine e non quelli comunitari. Quale è infatti il razionale, in questo momento, di varare riforme marcatamente recessive se non quello di tranquillizzare l’elettorato tedesco sul fatto che l’Euro e l’Europa non siano per loro un pericolo? Quale è infatti il razionale per obbligare i Paesi al pareggio di bilancio e definire un vincolo burocratico in virtù del quale le manovre dovranno ora passare al vaglio della Commissione prima di essere approvate?

Il problema è che servissero solo queste norme a tranquillizzare i Tedeschi, potrei anche capire. Ma queste norme hanno anche delle ripercussioni non trascurabili. Per quanto tempo i singoli popoli saranno disposti a lasciarsi imporre manovre finanziarie da Governi di altri popoli, soprattutto laddove queste manovre si trasformassero, per i popoli che le subiscono, in pure rinunce senza alcuna speranza di ripresa? Gli Italiani accetteranno un ulteriore indurimento qualora nel 2012 la recessione rendesse irraggiungibile il fatidico pareggio di bilancio del 2013 (e sì perché nessuno ha detto che la tenuta del nostro debito pubblico dipende dal pareggio al 2013 piuttosto che al 2014)? E gli Spagnoli? E gli Irlandesi o i Portoghesi?

Se vogliamo guardare il problema con obiettività, abbiamo due strade di fronte: la prima è quella di creare rapidamente una vera Europa unita, la seconda è quella di tornare rapidamente ognuno per la sua strada. E per noi elettori e osservatori la posizione non può che trasformarsi in: se credi che nell’arco di un paio d’anni si possano creare presupposti forti per gli Stati Uniti d’Europa allora sii europeista, ma se non lo credi sii fortemente anti-europeista. Perché a mio avviso l’unica cosa certa è che senza gli Stati Uniti d’Europa, l’Europa e l’Euro prima o poi crolleranno, e il crollo sarà tanto più cruento (con scenari di guerra inclusi) quanto più i legami che avremo creato saranno stretti e quanto più, di conseguenza, ci saranno Stati forti (ad esempio Germania) che avranno da perdere dal distacco e, magari dal default, di Stati più deboli.

Pubblicato su http://edoardoriccio.ilcannocchiale.it

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senza accusare chi non si impegna, senza condannare chi non si impegna,

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se scateniamo la belva che c'è in ognuno di noi. Ci impegniamo:

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che bene conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo, ma per amarlo.

(Bertolt Brecht)

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(Lelio Basso)

Davvero, vivo in tempi bui!

La parola innocente è stolta. Una fronte distesa

vuol dire insensibilità. Chi ride,

la notizia atroce

non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando

discorrere d'alberi è quasi un delitto,

perchè su troppe stragi comporta silenzio!

E l'uomo che ora traversa tranquillo la via

mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici

che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.

Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla

di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.

Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,

e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".

Ma come posso io mangiare e bere, quando

quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e

manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?

Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.

Nei libri antichi è scritta la saggezza:

lasciar le contese del mondo e il tempo breve

senza tema trascorrere.

Spogliarsi di violenza,

render bene per male,

non soddisfare i desideri, anzi

dimenticarli, dicono, è saggezza.

Tutto questo io non posso:

davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,

quando la fame regnava.

Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,

e mi ribellai insieme a loro.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.

Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.

Feci all'amore senza badarci

e la natura la guardai con impazienza.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.

La parola mi tradiva al carnefice.

Poco era in mio potere. Ma i potenti

posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta

era molto remota.

La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me

quasi inattingibile.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi

dove fummo travolti

pensate

quando parlate delle nostre debolezze

anche ai tempi bui

cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,

attraverso le guerre di classe, disperati

quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:

anche l'odio contro la bassezza

stravolge il viso.

Anche l'ira per l'ingiustizia

fa roca la voce. Oh, noi

che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,

noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora

che all'uomo un aiuto sia l'uomo,

pensate a noi

con indulgenza.

(Bertolt Brecht, “A coloro che verranno”, 1939)

Un libro prima di essere un oggetto di mercato è un rapporto sociale

(sensibili alle foglie)

www.sensibiliallefoglie.it - www.libreriasensibiliallefoglie.com

C'è un'unica

verità elementare

la cui ignoranza uccide

innumerevoli idee

e splendidi piani:

nel momento in cui

uno si impegna a fondo,

anche la Provvidenza

allora si muove.

Infinite cose accadono

per aiutarlo,

cose che altrimenti

non sarebbero

mai avvenute...

Qualunque cosa tu possa fare,

o sognare di poter fare

cominciala.

L'audacia ha in sé genio,

potere e magia.

Cominciala adesso.

(J. W. Goethe)

... prepareremo giorni e stagioni

a misura dei nostri sogni

( Paul Eluard)

No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi liberamente purchè la vostra scelta presupponga il principio di libertà. Se non lo presuppone voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri. Se non volete che la vostra vista scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea. A voi tutti i più fervidi auguri per l'anno che sta sorgendo?

(Sandro Pertini, 31 dicembre 1978)

"La teoria pura va lasciata a coloro che hanno il buon tempo di riflettere soltanto, ma non hanno il tempo da dedicare alle vittime di questa terra"

(J.H. Cone)

La libertà ... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire di no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica

(Ignazio Silone, Uscita di Sicurezza)

Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere

(Paulo Coelho)

Non c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l'homo faber dall'homo sapiens. Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un "filosofo", un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.

(Antonio Gramsci)

Un'antica leggenda cinese parla del filo rosso del destino, dice che gli dei hanno attaccato un filo rosso alla caviglia di ciascuno di noi, collegando tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai.

Jake Bohm (David Mazouz), in Touch, 2012

Amo le cose belle, le belle storie che dicono qualcosa,mi piace tutto ciò che fa palpitare il cuore. E’ bello aver la pelle d’oca, significa che stai vivendo.

(Josè Saramago)

C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come me di imparare. Ci ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.

(Erri De Luca, Il giorno prima della felicità)

Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno che ami e lui ricambia stringendoti più forte

(Charles Bukowski)

I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori;

sempre liberi di separarsi senza separarsi mai

(Alfred Bougeard)

Incontrarsi fu trovarsi. Nel momento misterioso in cui le loro mani si toccarono, esse si saldarono.

Quando quelle due anime si scorsero, si riconobbero come necessità reciproca e si abbracciarono indissolubilmente

(I miserabili - Victor Hugo)