Ricerca&Innovazione: esperienze anzolesi e proposte del PD
E’ necessario comprendere la natura strutturale del passaggio che abbiamo di fronte, da società industriale a società della conoscenza. Si tratta del passaggio da una “economia di prodotto” ad una “economia di sistema” nella quale conoscenza, competenza, innovazione, creatività assumono un rilievo inedito rispetto al passato e permeano tutti gli ambiti e i settori della società.
Occorre quindi migliorare le performance della rete delle infrastrutture materiali e immateriali della nostra società; promuovere e sostenere la nascita di nuove imprese nei settori emergenti, multimedia ICT, nanotecnologie e biotecnologie, materiale e tecnologie per l’ambiente. Proponiamo di costruire un “brand” della regione Emilia-Romagna che faccia percepire immediatamente i vantaggi competitivi e la qualità sociale e ambientale del nostro territorio, in modo da fornire una immagine trainante della regione nella sua proiezione internazionale.
Per fare un esempio: negli Stati Uniti hanno capito che l’allungamento della vita non mantiene le persone giovani più a lungo, come crediamo in Italia, dove un 35enne è considerato un giovane, l’allungamento rende vecchi più a lungo e come tale genera dei bisogni, a cui il mercato deve dare un risposta. Negli Usa, infatti, hanno iniziato ad investire pesantemente sulle biotecnologie, con l’obiettivo di qualificare la qualità della vita delle persone più anziane.
Se invece vogliamo guardare in ambito europeo, la soluzione è la Nokia. La Nokia nasce come impresa che produce pneumatici e scarpe da ginnastica. Poi hanno fatto una scelta, erano forti in quel settore, hanno trovato similarità tecnologiche, saputo riallocare il capitale umano per generare la nuova forza produttiva che tutti conosciamo.
POLITICHE INDUSTRIALI
La sfida dunque non è la crisi economica, sono anni che il Paese non cresce. La crisi è solo l’ultima sberla. La vera sfida è quella di offrire un progetto generale di Paese, di trasformazione produttiva del Paese. In Emilia Romagna ci sono complessivamente circa 1800 imprese, principalmente “industriali”, che sono state coinvolte in business verdi, pari ad oltre 103.000 addetti ed un fatturato complessivo stimato di 33 mld di €. La nostra regione deve candidarsi ad essere il vero laboratorio italiano della green economy e più in generale a guidare un cambiamento dell’economia che metta al centro l’ambiente non solo nel senso della tutela ma come motore di un nuovo sviluppo.
Il sistema regionale è costituito, inoltre, da una componente strategica dedicata alla ricerca collegata ai 6 Tecnopoli con specializzazione ambientale ed energetica.
Occorre poi sostenere le nostre imprese nei loro processi di internazionalizzazione. Il mio impegno, come Regione e come PD, è quello di rafforzare un sistema a rete, lavorando perché soprattutto le piccole imprese si mettano insieme per obiettivi specifici di rafforzamento competitivo: ricerca e innovazione tecnologica, organizzazione e qualità, logistica, commercializzazione, export. Facendo leva sulle eccellenze produttive dell’Emilia-Romagna, dall’industria all’artigianato, dalla piccola e media impresa al sistema della cooperazione.
SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE
Così come è stata costruita una grande rete pubblica in fibra ottica che consente di distribuire servizi innovativi e interattivi a cittadini e imprese, il prossimo obiettivo sarà colmare il digital divide, ovvero divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie e chi no, che è l’8,6% della popolazione. Per combattere il rischio di esclusione dall’uso delle nuove tecnologie c’è il progetto “Pane e internet”, che punta all’alfabetizzazione di tutti cittadini all’uso della rete e dei servizi online della pubblica amministrazione. Nel 2009 sono stati realizzati 90 corsi di formazione nelle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ferrara e Bologna, cui hanno partecipato 2245 persone, il 70% dei quali di età compresa tra i 50 e gli 80 anni. Nel 2010 sono in programma attività didattiche nelle provincie di Modena, Parma, Reggio-Emilia, Piacenza e Ravenna per un totale di 90 edizioni e di circa 1400 partecipanti ai corsi.
Oltre alle “autostrade digitali”, serve puntare a una “buona mobilità”, a una mobilità sempre più sostenibile. E quindi la Regione dovrà puntare sulla crescita del 10% dei passeggeri del trasporto pubblico locale, del trasporto ferroviario (+ 100%), sulla promozione di veicoli elettrici (e relative infrastrutture necessarie) e sull’incremento (al 15%) della mobilità ciclabile.
SANITA’
Da anni si parla di come riformare la sanità, garantendo alti standard qualitativi e riducendo al contempo la spesa. Una dicotomia che potrebbe trovare una soluzione applicando su larga scala quella che potremmo definire la sanità a “chilometro zero”.
Di cosa di tratta? E’ semplice e riguarda tutti i medici di base che il servizio sanitario nazionale mette a disposizione di ciascun cittadino italiano. La proposta è quella che arriva dalla positiva esperienza della medicina di gruppo realizzata ad Alseno, Fiorenzuola e Cortemaggiore (PC), dove i
medici di base si sono “consorziati” in un unico studio, avvicinando i cittadini ai servizi essenziali di cura e di diagnosi, senza costringere le persone a pesanti spostamenti verso altri centri. Ogni paziente, recandosi nella sede della medicina di gruppo, trova un servizio di prenotazione degli esami, una infermeria professionale addetta ai prelievi di sangue, un servizio di ecografica diagnostica e naturalmente medici praticamente a disposizione in ogni orario della giornata.
Questa sanità a “chilometro zero” ha precisi vantaggi: innanzitutto, il beneficio in termini di organizzazione e qualità del servizio fornito, in quanto ogni cittadino, percorrendo pochi metri dalla propria abitazione, può effettuare una prenotazione di esame, svolgere il medesimo e ricevere il risultato senza più bisogno di spostarsi negli ospedali vicini. Una razionalizzazione delle risorse che va nella direzione di diminuire la spesa, garantendo allo stesso tempo un servizio ancora più efficiente e puntuale. In secondo luogo, questo tipo di sanità fornisce anche un piccolo contributo a livello ambientale, diminuendo drasticamente gli spostamenti necessari per prenotare, svolgere e ritirare gli esami medici effettuati.
Per costruire nuovi ospedali, ammodernare e mettere in sicurezza quelli esistenti e adeguare le strutture tecnologiche, nell’ultima legislatura sono stati investiti 384 milioni di euro.
Per il sostegno alla ricerca nei diversi campi – medicina rigenerativa, neuroscienze, oncologia, diagnostica avanzata, innovazione clinica e organizzativa – la Regione ha messo in campo 53 milioni nel triennio 2010-2012.
IL SAPERE COME STRUMENTO DI MOBILITÀ SOCIALE E DI CRESCITA DI UNA COMUNITÀ
A partire dai bambini e dai ragazzi, e con loro, la nostra regione deve ridisegnare una rete di servizi adeguata e capace di rimettere in moto una società che rischia di essere bloccata dall’individualismo e dagli egoismi privati. Si tratta di una grande sfida ideale per disegnare una società in cui a cominciare dai bambini, ciascuno ridiventi protagonista di una azione collettiva. Con il programma per l’infanzia, dal 2005 al 2009 la Regione ha destinato per la fascia 0-3 anni circa 90 milioni di euro (15,8 milioni nel 2009). Per le scuole materne, oltre 20 milioni di euro (4,17 nel 2009). Dal 2005 sono stati assegnati circa 12,3 milioni di euro per i centri per le famiglie, il sostegno a donne in difficoltà e i consultori. Dobbiamo proseguire su questa strada e magari andare oltre.
Per sopperire ai tagli del governo bisogna sostenere il lavoro dei lavoratori precari per ridurre il rapporto studenti/insegnati, per non rinunciare agli insegnanti di sostegno e a progetti di sperimentazione eccellenti. Occorre inoltre puntare sulle attività di formazione continua dei docenti: servono politiche di integrazione scolastica che non si limitino all’insegnamento dell’italiano alleagli alunnei migranti o all’eliminazione delle barriere architettoniche e un’edilizia scolastica accessibile e “ecologica”.
LA SCUOLA, LA RICERCA E L’UNIVERSITÀ
La regione Emilia Romagna è attiva nel creare una spirale positiva nel rapporto fra aziende-ricerca-amministrazione ma molto rimane da fare: Università e Ricerca devono recuperare posizioni a livello internazionale, il mondo scientifico e quello delle imprese sono ancora troppo lontani, gli interventi e le sovvenzioni “a pioggia” sono inefficaci, ci sono evidenti difficoltà di coordinamento e programmazione a livello regionale e servono obiettivi territoriali condivisi che la ricerca e l’istruzione superiore devono perseguire.
Per contenere i danni dei tagli e lavorare in prospettiva, il principio guida fondamentale da applicare in tutti i campi di competenza regionale è il merito: occorre maggiore selezione nel distribuire i fondi della ricerca (pedagogica, agricola e industriale), una continua valutazione dei progetti di formazione professionale e del corpo docente.
Negli anni scolastici dal 2005-2006 al 2008-2009 sono state erogate circa 130 mila borse di studio, per uno stanziamento complessivo di oltre 50 milioni di euro.
Per l’anno scolastico 2009-2010 la Regione ha messo in campo circa 12 milioni di euro per borse di studio da assegnare in via prioritaria agli studenti delle scuole superiori.
PARTECIPAZIONE
Con le recentissima legge regionale n.3 del 9 febbraio 2010, l’Emilia Romagna si è dotata di uno straordinario strumento normativo per la definizione, il riordino e la promozione delle procedure di consultazione e partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali. Una legge che ha come obiettivo quello di realizzare un maggior coinvolgimento dei cittadini, degli operatori economici, delle parti sociali e di tutte le espressioni della società civile, nelle scelte strategiche che riguardano il territorio.
Thomas Casadei
docente ricercare e consigliere regionale PD
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