2 agosto 1980-2010 Io pendolare, e l’orologio della stazione di Bologna
Le iniziative, le tappe i tempi tracciati dall’Associazione delle vittime della strage di 2 Agosto 1980 sono stati scelti, scanditi e calibrati da tempo.
Un episodio questo, come altri della storia italiana con tanti interrogativi e filoni di inchiesta che pare solo oggi si intreccino in un disegno imperscrutabile e maleficamente funzionale, se non ad una eversione di fatto, ad una eversione che definirei di coscienza civile e nazionale.
La storia giudiziaria ci ha consegnato i colpevoli Mambro, Fioravanti, Ciavardini, ma la sensazione è che giustizia non sia stata completamente fatta, che ancora ci sia da scavare nelle pieghe più profonde per far emergere verità nascoste.
La storia non ufficiale e parallela, quella delle coincidenze strane e mai spiegate del panorama politico di allora, intrecciato a trame oscure, depistaggi, relazioni anche malavitose.
La storia degli effetti, sulla coscienza civile e psicologica degli italiani che a partire da quel criminale gesto, perversa prosecuzione della strategia della tensione, segnò l’inizio del tentativo, proseguito negli anni anche su altri fronti, di produrre il dissolvimento e la rarefazione dei principi fondanti della democrazia.
Tante le parole e le frasi scritte nel ricordo delle 85 vittime e dei numerosi feriti, parole di rinnovato cordoglio alle quali mi unisco totalmente. Vorrei aggiungere a questo l’irrefrenabile ed inspiegabile sensazione che evoca in me – tutte le volte che la vedo – l’immagine simbolo del 2 agosto alla stazione: quell’orologio fermo tragicamente alle ore 10.24.
Esiste un’altra eterea, impalpabile ma presente vittima che dobbiamo aggiungere alle altre, la nostra Repubblica ferita non tanto per non aver saputo difendere i suoi cittadini, quanto per non aver saputo reggere ed essere così facilmente attaccabile e ostaggio di un vulnus, quello dell’insicurezza dei cittadini, che tanto gioco ha avuto da allora in poi nelle scelte anche politiche degli italiani.
Il criminale evento, la scelta strategica di Bologna, crocevia non solo dell’Italia del commercio, dei trasporti, delle relazioni ma portatrice delle più alte espressioni della passione democratica, volle sfregiare non solo le carni dei cittadini bolognesi o dei turisti lì per caso, ma anche in modo definitivo e permanente il volto e l’anima della Repubblica.
Da allora paure e insicurezze di varia natura, sono state sparse a piene mani, per renderci, in un paese democratico, schiavi e prigionieri di noi stessi.
Richiamando le parole della canzone dei Khorakhanè, scelta da Paolo Bolognesi e dall’Associazione dei familiari delle vittime della strage a colonna sonora di questa commemorazione "la nostra vendetta sarà la memoria". Rinnovo il ricordo delle vittime, rendo omaggio alla memoria quale fattore indiscusso e irrinunciabile non tanto e solo per la vendetta, ma anche come baluardo di difesa dei valori democratici.
Thomas Casadei
(Consigliere regionale PD)