"Ricordando Antonio Ruberti: la ricerca come via per lo sviluppo di qualità" di Thomas Casadei
"Datemi una leva e solleverò il mondo" affermava Archimede molto tempo fa’ e forse Antonio Ruberti (1927-2000), rettore, ministro di cultura socialista, commissario europeo ma soprattutto ricercatore, aveva intuito con straordinaria lucidità la potenza di quest’affermazione.
Ruberti l’aveva trovata la sua leva. La scienza. L’Italia doveva ribaltare il proprio modello di sviluppo senza ricerca. Doveva imparare a credere nella scienza come cultura e nella cultura scientifica come leva di sviluppo. Allo stesso modo, più avanti negli anni, si pose lo stesso obiettivo in Europa, maturando l’idea che senza una politica comune della ricerca mai l’Unione sarebbe diventata regione leader al mondo nell’ambito dell’economia della conoscenza.
Molti sono stati i suoi provvedimenti finalizzati a favorire l’educazione scientifica: dalla creazione del Ministero con portafoglio dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica all’internazionalizzazione dei percorsi formativi con l’introduzione dei progetti Socrates e Leonardo, dalla creazione del nuovo concetto di diritto allo studio attraverso i diplomi universitari e l’insegnamento a distanza fino ad arrivare all’idea di creare “lo spazio comune della ricerca”, sostenendo che l’Unione Europea non poteva avere 15 (oggi 27) politiche scientifiche diverse.
E oggi, cosa rimane di tutto questo lavoro? Paradossale è verificare come a distanza di soli 10 anni dalla sua morte, la ricerca sia stata ridotta da elemento fondante per un corretto sviluppo a semplice voce di capitoli di spesa in bilanci, voce da tagliare perché costosa. Strano è pensare a come sia cambiato il significato di sviluppo. A distanza di più di due anni mi chiedo ancora quale sia la leva individuata dai ministri Tremonti, Gelmini e Berlusconi per un corretto sviluppo. Se non passa attraverso la cultura, e di questo ne siamo ben certi visti tutti i tagli, da dove ripartirà lo sviluppo dell’Italia? Se ripartire per costoro comporta sacrificare progetti lungimiranti in nome di una politica miope e fondata solo su tagli, allora l’alternativa a cui guarda il Pd non può che prendere sul serio la lezione di uomini di cultura come Antonio Ruberti
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD Emilia-Romagna (commissione Scuola, Lavoro, Università, Cultura)