Economia: serve un cambiamento radicale, a partire dall’Europa
“Sconfiggere la recessione, cambiare strada finchè c’è ancora tempo” è il titolo della lettera aperta alle istituzioni europee e italiane lanciata dal Forum Economia della CGIL, sottoscritto anche da alcuni economisti come Laura Pennacchi e Stuart Holland ,e che sarà discusso nell’ambito di un Seminario che si terrà a Roma il prossimo 30 marzo.
La lettera analizza l’attuale crisi economica con particolare attenzione al panorama europeo, ne evidenzia le cause – riconducibili ad un modello di sviluppo basato su un consumo individuale e delle risorse fortemente squilibrato -, valuta gli effetti delle misure messe in atto finora – fortemente depressive e penalizzanti per l’occupazione di giovani e donne – e lancia un urgente appello come “ultimo avviso ai naviganti” affinchè si assuma “un atto di denuncia e di responsabilità per correggere una traiettoria altrimenti irrimediabilmente segnata”.
La diagnosi è che siamo di fronte ad una crisi di sistema: occorre dunque il coraggio per imporre una nuova politica economica. Si tratta di puntare con decisione su un’economia della conoscenza e un’economia sostenibile in termini ambientali, distributivi e sociali. Oggi più che mai “cosa produrre” è importante almeno quanto “come produrre”: qui sta la chiave di volta di un cambiamento radicale.
Compito degli Stati nazionali e delle istituzioni sovranazionali è quello di orientare le scelte politiche al fine di ridurre le disuguaglianze fra popoli, fra nazioni e all’interno degli stati, riequilibrare i sistemi fiscali nazionali per aumentare la tassazione delle grandi ricchezze parassitarie e liberare le risorse private tenute imprigionate, ma anche determinare un’economia del risparmio ispirato ai principi della sobrietà, della corretta gestione delle risorse e ad una nuova pratica di recupero, riciclo, riutilizzo delle risorse stesse.
Per fare questo è fondamentale ripartire dal lavoro: “socializzare gli investimenti e l’occupazione”, riqualificare l’offerta e aumentarne la produttività, sostenendo la domanda e, al tempo stesso, contenendo l’inflazione e il rapporto debito/PIL nel medio-lungo periodo.
Si tratta di un’analisi che condivido pienamente e che ha motivato la mia adesione all’appello.
Le forti preoccupazioni e l’animata discussione che si è accesa intorno alla proposta di riforma del lavoro del Governo Monti e la pressante richiesta di maggiore equità nella distribuzione del “carico” dei sacrifici, troppo sbilanciata a danno di quelle fasce di popolazione che già stanno pagando un prezzo alto, senza intaccare in modo significativo i redditi più alti e soprattutto senza una profonda revisione dei meccanismi che hanno generato l’attuale crisi, sono segnali di malessere e disagio sociale che non vanno assolutamente trascurati.
Il Partito Democratico, come è emerso anche nell’ultima direzione nazionale con l’approvazione all’unanimità della relazione del segretario Bersani, deve essere “il principale soggetto per il cambiamento e il riscatto del Paese” che dovrà basarsi su un nuovo modello più equo e sostenibile di società e di economia dove la qualità della vita e del lavoro prevalga sulla quantità dei consumi e della produzione.
Thomas Casadei
Consigliere Regionale PD
Commissione “Lavoro, scuola, formazione, lavoro, turismo, cultura, sport”