Pieno sostegno allo sciopero generale del 6 settembre
Le manovre economiche messe in campo dal Governo, in modo incredibilmente raffazzonato e scomposto, finiscono per pesare su chi da sempre paga le tasse, a cominciare dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, risparmiando i più ricchi e i grandi patrimoni, colpendo duramente il welfare, i servizi e le istituzioni locali senza investire nulla sulla crescita qualitativa e sul lavoro, sul futuro delle nuove generazioni e dell’Italia, e senza garantire il riequilibrio dei conti pubblici.
Inoltro, ha imposto ticket iniqui – ricattando le regioni che, come l’Emilia-Romagna, si erano opposte alla loro introduzione -, ha messo in discussione il contratto nazionale, discrimina le persone con disabilità , prefigurando un ritorno al passato, ove ai diritti si sostituisce l’arbitrio più cieco.
Se solo ci fosse la volontà politica, sarebbe possibile, a parità di saldi generali, rispetto al fabbisogno definito, varare una manovra completamente diversa che non gravi sui lavoratori, sui pensionati e sul sistema delle istituzioni locali. Ma questo governo delle destre, con il suo capo attento solo ed esclusivamente ai suoi interessi e a quelli di pochi altri, non ha cuore le persone, la democrazia, il lavoro, il superamento della crisi. In questo modo, dopo aver negato le difficoltà , ci sta portando al fallimento.
Rispetto a questo scenario, condivido dunque le ragioni, il senso e le modalità dello sciopero generale indetto dalla CGIL del 6 settembre e vi prenderò parte con convinzione. In questa fase così difficile, dove il disorientamento dei cittadini rischia di prevalere insieme alla sfiducia, la partecipazione e il protagonismo dei lavoratori costituisce uno strumento insostituibile per difendere la democrazia, le tutele e le garanzie del lavoro e dei diritti. Anche per questo sosterrò tutte le altre iniziative che verranno promosse da sindacati e organizzazioni di categoria contro una manovra che segna l’incapacità di un governo ormai alla deriva. A questa deriva – anche sul piano simbolico e ideale – occorre assolutamente opporre la forza dei principi legati a tre date – il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno – che non possono essere soppresse, come è stato proposto nella manovra, e a difesa delle quali in tantissimi ci siamo mobilitati (come attesta il successo della petizione che abbiamo lanciato insieme al Sindaco di Forlì Balzani, a Maurizio Ridolfi e Sauro Mattarelli): libertà , lavoro, partecipazione attiva alle sorti dell’Italia unita sono la spinta per un’altra manovra possibile, per un’altra Italia possibile. A partire da adesso.
Thomas Casadei, consigliere regionale PD