Provincia Romagna: sulla questione capoluogo e dintorni
Credo che le disposizioni legislative per quanto riguarda la definizione della sede della Provincia Romagna consentano margini di flessibilità, fondati su esigenze di funzionalità, razionalizzazione, ottimizzazione, riduzione dei costi.
Da questa ottica la sede ideale potrebbe essere a Cesena o nelle immediate vicinanze e non tanto in uno dei tre attuali capoluoghi di provincia:
a) Per motivi logistici, di facile accesso, di rapido collegamento della provincia verso l’esterno. Cesena, infatti è ben servita da strade, autostrade, ferrovie e si trova sufficientemente vicina agli scali aeroportuali.
b) La scelta logistica sarebbe emblematica anche di un indirizzo politico ben chiaro: quello di garantire la massima efficienza dei servizi e, soprattutto, di creare una rete di comunicazioni ben più funzionale della attuale riguardante: porti (Ravenna, soprattutto, ma anche i porti pescherecci e turistici); linee ferroviarie (con investimenti su eventuali linee interne di collegamento rapido); potenziamento del sistema di autotrasporti pubblico; razionalizzazione (e manutenzione) della rete stradale; risoluzione dei problemi aeroportuali (con definizione del ruolo degli attuali scali ed esame di potenzialità e alternative); creazione di una banda larga diffusa, capillare e potente per le comunicazioni via internet e telematiche.
c) In questo modo le potenzialità economiche della Romagna potranno subire un effetto moltiplicatore formidabile, favorendo il turismo (incluso quello fieristico, culturale, religioso, enogastronomico, congressuale, ecc.) per tutto il corso dell’anno e, soprattutto, favorendo una concezione amministrativa basata sul servizio ai cittadini e ai residenti e non sulla logica del “portare a casa” qualche vantaggio per qualche categoria o zona della Romagna. In altri termini bisogna assolutamente battere la prassi: a Ravenna la sede capoluogo, a Forlì la Presidenza, a Rimini le leve economiche, ecc. Se non ci si rende conto che occorre compiere questo “salto culturale ed etico” la provincia unica non servirà a nulla, perché le basse volontà clientelari, spartitorie, nepotistiche e di malaffare prenderanno il sopravvento.
La vera distinzione politica ora in tema di provincia Romagna non è dunque tra un’impalpabile differenza tra destra e sinistra o tra Ravennati, Forlivesi e Riminesi o tra campanilismi insussistenti sul piano storico ma funzionali solo per rivendicare “posti”. La vera distinzione è tra chi, sotto mentite spoglie, vuol conservare un improbabile e disastroso status quo, in un mondo in continua evoluzione, e chi vorrà invece per davvero progettare il futuro guardando alle nuove generazione e, possibilmente, anche a un vero ricambio della classe politica più “vecchia”.
Post scriptum: sarebbe bello se anche la sfida di Ravenna capitale diventasse quella di Romagna capitale, con l’ottica di queste concretissime prospettive.
Sauro Mattarelli