In marcia per la pace
Quante volte sentiamo la parola “nonviolenza”. E quante volte, sbagliando, associamo a questa parola altri termini quali rassegnazione, paura, immobilismo. Eppure la nonviolenza è molto di più: è una filosofia di vita ispirata da profonde convinzioni morali, una metodologia di azione necessaria per ottenere positivi cambiamenti sociali. È un modo, dunque, per declinare concretamente la pace. Ed è soprattutto azione.
Nel 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza e ha deciso di fissare le celebrazioni al 2 ottobre. Una data simbolica, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, uomo che ha promosso con tenacia e coraggio la cultura della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza. Anche quest’anno saranno tantissime le iniziative in tutta Italia per celebrare una giornata così importante, e anche quest’anno prendervi parte significa dimostrare che è proprio nei momenti di crisi che l’azione nonviolenta è fondamentale.
Troppo spesso, infatti, in politica, sui giornali e nella nostra vita quotidiana, la parola “crisi” ha cancellato “pace”. Eppure quest’ultima è forse la più valida strategia per superare l’attuale momento di difficoltà economica e finanziaria, perché la pace è la risposta concreta al problema di come agire efficacemente in politica. E perché non è solo dalla finanza o dal profitto che arriverà la ripresa economica, ma dalle risorse umane: l’azione delle persone, la solidarietà e l’inclusione sociale, gli investimenti per la scuola, la salute e l’ambiente, per la qualità della vita di tutti e di ciascuno.
Per tali ragioni proprio quest’anno è stata organizzata la Prima edizione della Marcia della Pace di Forlì-Cesena, dedicata ad Annalena Tonelli e ad Ernesto Balducci, che si terrà domenica 7 ottobre. Un cammino che, partendo da Forlì e Cesena, giungerà a Bertinoro, passando per Forlimpopoli. Non è solo un modo per celebrare la pace e la nonviolenza: la marcia servirà a ricordarci che in un momento di crisi, disoccupazione e impoverimento, il nostro Paese continua a destinare ogni anno miliardi di euro per gli armamenti e per armi di attacco. Si tratta di cifre enormi, che potrebbero essere invece destinate al sociale, all’innovazione, alla formazione, al sostegno di chi perde il lavoro. A quelle, per dirla in breve, che sono oggi le vere priorità del Paese. Serve quanto prima una scelta coraggiosa: tagliare le spese militari e ripensare complessivamente al nostro modello di difesa, con uno sguardo all’Europa, a quelli che vogliamo diventino gli Stati Uniti d’Europa. “Se non ora, quando?”.
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD