"A un giovane del 2011": Roberto Ruffilli e il servizio alla democrazia
A un giovane nato ventitrè anni fa come si potrebbe provare a spiegare gli accadimenti che portarono alla barbara uccisione di Roberto Ruffilli, parlamentare della Repubblica, uomo mite, riflessivo, una vita dedicata agli studi e all’insegnamento universitario e poi alla politica solo per darle valore aggiunto?
Nella sua Forlì, luogo natale mai abbandonato nonostante la carriera accademica e politica, fu organizzato il 16 aprile 1988 l’orrendo agguato che risulta difficile ancora oggi illustrare nel profondo, senza inutile retorica.
Ho riletto, per riprenderne la memoria, il comunicato di rivendicazione delle BR e appaiono evidenti, ma applicate al contrario, le ragioni della perfida scelta: “Roberto Ruffilli, uno dei migliori quadri politici della DC, uomo chiave del rinnovamento, cervello politico del progetto teso ad aprire una nuova fase costituente, perno centrale del progetto di riformulazione delle regole del gioco, della riformulazione dei poteri e degli apparati dello stato….. l’uomo delle ricuciture di tutto l’arco delle forze politiche.”
Direi al giovane di oggi che se le BR non lo avessero ucciso, lo stato di precarietà, confusione e dissoluzione della vita politica italiana forse non si sarebbe verificato. Avremmo avuto uomini eticamente e moralmente irreprensibili con la voglia di mettere al servizio studi, esperienze e intelligenze per il buon funzionamento della nostra Repubblica, secondo le regole dei Padri e delle Madri Costituenti, nel rispetto della dialettica politica, senza tentativi di piegare, a fini individualistici e di interesse economico, i valori comuni ereditati dalla Resistenza.
Una scelta scellerata, quella della cieca violenza armata, una scelta miope e contraria agli interessi delle persone comuni sterminare, così come successe con Aldo Moro prima e con tanti altri, purtroppo anche dopo, lo spirito stesso della libertà democratica. Ecco cosa direi al giovane e cosa ripeto a me stesso.
Aggiungo, in questo anniversario di rinnovato dolore per l’uccisione di Roberto Ruffilli e per quanti hanno subito il medesimo oltraggio della morte per terrorismo politico, che vedere i manifesti affissi oggi a Milano e sentire le dichiarazioni di chi afferma che la magistratura si comporta come le BR, svilisce con un improprio, paradossale paragone, il sacrificio vero subito dagli uomini miti, giusti, democratici, impegnati nel mondo della politica e della giustizia, per rendere l’Italia migliore. Impegnati in una missione civile e “di servizio” come è stato per il forlivese Roberto Ruffilli.
Thomas Casadei
Consigliere Regionale PD