Casadei: “Nel settore del commercio servono buone regole non deregulation. A rischio migliaia di posti di lavoro”
I provvedimenti di totale deregulation degli orari e dei giorni di apertura nel settore del commercio previsti nella manovra del governo Monti rischiano di avere effetti molto negativi per il settore e vanno dunque rivisti.
Stime delle associazioni di categoria segnalano in questo ambito un imminente calo di oltre 150.000 occupati tra gli addetti dei piccoli negozi di vicinato. Interventi quali quelli prefigurati non faranno altro che aggravare una situazione già critica, anche per l’eccessiva diffusione negli ultimi anni di grandi centri commerciali che hanno messo in ginocchio intere reti commerciali, specie nei centri storici.
Perciò è necessario interrogarsi su quale modello di distribuzione e di consumo sia utile, la possibilità di acquistare 24 ore al giorno per 365 giorno all’anno non pare certamente una necessità ovunque, specie in località che non hanno nulla a che spartire con il turismo.
Penso sarebbe logico lasciare alle Regioni, come era previsto fin qui, la possibilità di concedere allargamenti di aperture in relazione alle caratteristiche dei singoli territori, demandando ai Comuni la possibilità di stabilire effettivamente le loro esigenze, previa accurata concertazione con la parti sociali. Spesso si dimentica che nel settore del commercio ci sono anche lavoratori dipendenti, oltre che lavoratori autonomi, che insieme sopportano carichi di lavoro sempre più pesanti; spesso questi lavoratori sono donne, con problematiche di conciliazione famiglia/lavoro complesse e problemi di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro sono rilevanti per tutti gli operatori del settore commerciale.
Alcune Regioni, come la Toscana, hanno già formalizzato un’esplicita opposizione al provvedimento; credo che l’Emilia Romagna dovrebbe assolutamente muoversi nella stessa direzione con la precisa volontà di non vedersi sottrarre prerogative di governo del territorio importanti. Infatti, oltre all’elemento legato alla quantità delle aperture, c’è anche l’aspetto che riguarda le porzioni di territorio interessate. Alcune città della nostra Regione, tra cui Forlì, ma anche Faenza, Parma, Modena, avevano raggiunto soluzioni equilibrate, con “progetti di liberalizzazione concertata” in cui le necessità di imprese e lavoratori, avevano trovato un punto di incontro, prevedendo periodi di aperture più ampie nel centro storico inteso come città d’arte e più ristrette nella fascia esterna della città, e che consentivano comunque alla grande distribuzione, ivi collocata, di realizzare la propria attività in maniera adeguata.
Va perciò garantito un sistema che consenta di tenere in considerazione la volontà espressa dalle amministrazioni locali, diversamente il rischio che nel settore del commercio si manifesti una vera e propria cannibalizzazione delle attività più grandi nei confronti delle più piccole è reale e assolutamente nocivo per i sistemi territoriali e gli spazi delle città: è desolante vedere intere vie dei centri storici con negozi sfitti e private di una vitalità commerciale e relazionale che dovrebbe essere uno degli obiettivi fondamentali. In aggiunta a ciò molti cittadini abituati a recarsi per scelta o anche necessità nei negozi di vicinato (in quest’ultimo caso anziani, studenti, migranti), rischierebbero di non potersi approvvigionare in modo adeguato.
Le ragioni del mercato e del libero mercato vanno sempre contemperate con le buone regole, una deregolamentazione totale del settore del commercio è destinata a creare più problemi che a risolverli. Urgono dunque atti concreti che portino il Governo a rivedere alcune scelte su questa delicata materia.
Thomas Casadei
Consigliere Regionale PD
Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna
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