Casadei (PD) "L’Europa punta sulla cooperazione internazionale, l’Italia sugli F 35…"
Consci che se il pane non va alla fame sarà la fame ad andare al pane Inghilterra, Francia e Spagna aumentano gli aiuti della cooperazione internazionale.
Pur nelle ristrettezze delle diverse finanziarie l’Europa aumenta gli aiuti allo sviluppo, nella piena consapevolezza che cooperazione e sicurezza internazionale sono le due facce della stessa medaglia: investire in cooperazione è investire in sicurezza internazionale.
La domanda, per tutti i paesi è: dove trovare i soldi? Coerentemente in Europa si è scelto di tagliare sulla difesa partendo dai costosissimi e sofisticatissimi super-caccia F35–Jsf.
Secondo un reportage di Repubblica il premier britannico David Cameron ha annunciato un taglio al bilancio militare dell’8 per cento in quattro anni. In Francia gli esperti militari si attendono che la scure calerà sulle spese per la difesa l’anno prossimo. All’uopo condivideranno i nuovi aerei da trasporto Airbus A400. La Germania, che sta passando dall’esercito di leva a quello professionale, con una conseguente contrazione degli effettivi e un aumento della spesa, si prepara anch’essa a segare le spese per la Difesa con tagli per 9,3 miliardi di euro.
Ma fermiamoci ai paesi che avevano deciso di partecipare al programma F-35. La Norvegia, già il 30 marzo 2009 aveva sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF. Il Canada ha rimandato la decisione di comprare 15 F-35 al 2013 così come la Danimarca (rinvio al 2014), l’Olanda ha rinunciato all’acquisto a favore di un aggiornamento degli F-16, Israele ne riceverà 20 ma l’acquisto degli aerei sarà coperto dagli aiuti che Israele riceve dagli Stati Uniti per la sua difesa: tre miliardi di dollari ogni anno per il prossimo decennio.
E l’Italia? in netta controtendenza con il resto dei fratelli Europei, il Ministro La Russa non solo non intende tagliare il numero degli F-35 italiani, ma manterrà anche la versione B che gli inglesi stessi hanno abbandonato per l’elevato costo.
Anche in Italia si tira la cinghia. Si. Ma sulla cooperazione internazionale che è stata ridimensionata ulteriormente del 50%, mentre basterebbe un taglio del 5-10% alla Difesa per rispettare gli impegni internazionali. Nessun ridimensionamento dei costosissimi F35 – Jsf, anzi, a riguardo si possono spendere, secondo il dicastero dell’economia, ingenti risorse finanziarie.
Le Regioni sono in subbuglio. Il Governo dice che non ci sono soldi per Università e Scuola e affossa l’istruzione pubblica (salvo trovare i fondi per le scuole private). Tutto questo in un Paese che trova miliardi (ripeto: miliardi) per acquistare cacciabombardieri e non fa niente contro i miliardi che vengono evasi al fisco.
Sempre riguardo gli F35 Pantaleo della Flc CGIL pone opportunamente una domanda : “Che ce ne facciamo?”, -e rincara-,“il governo ha tagliato 8 miliardi di euro alla scuola in tre anni, 1,5 all’università, l’Ici ai redditi medio alti di cui una parte ripianata proprio con i tagli all’istruzione. Contemporaneamente compra i caccia-bombardieri F35". Condivide persino il Ministro Bossi : “Meglio i soldi per la ricerca che per metter bombe sugli aerei’.
Ha Ragione Ignazio Marino quando, in merito a questa questione, ha detto che tutto questo sembra assurdo per un Paese che ripudia la guerra e che ha bisogno di fondi per il lavoro.
Razionalizzare le spese significa fare delle scelte tra ciò che è necessario e ciò che non lo è.
In un momento di grave crisi economica – e una manovra finanziaria pesantissima per molte fasce della popolazione – in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali questa scelta mi sembra davvero irresponsabile. E soprattutto senza alcun tipo di ritorno positivo. E’ per questo che ho deciso di aderire alla Campagna di mobilitazione contro l’acquisto italiano dei caccia F35-JSF, promossa da Rete Disarmo e Sbilanciamoci!.
Chiedo pertanto a tutta la società civile e a tutti quei cittadini e cittadine che non si vogliono rassegnare a dover rinunciare ad investimenti sociali utili e necessari per continuare a finanziare delle macchine di guerra, che non lo avessero ancora fatto, di firmare la petizione.
Con 16 miliardi di euro si possono fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente edificare 3000 nuovi asili nido, costruire 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese e risistemare i conti pubblici senza dover per forza tagliare la scuola, gli stipendi, le pensioni.
Chiediamo ancora una volta di avere il coraggio morale di uscire dal progetto F35 e l’intelligenza economica di reinvestire in produzioni civili, energetiche e sociali, che garantiscono più posti di lavoro e più benefici alla società civile in tempo di crisi.
Servono scelte coraggiose e investimenti lungimiranti, non sciagurate regressioni alle logiche di guerra e di investimenti in armi.
Thomas Casadei
Consigliere Regionale Emilia-Romagna
Gruppo Assembleare PD