Contro il legame tra gioco d’azzardo e mafia. Casadei: “La Regione finanzia un progetto di studio e contrasto al fenomeno”
La Giunta della Regione Emilia-Romagna ha stanziato quasi due milioni di euro per finanziare 67 progetti dedicati alla sicurezza urbana e alla lotta all’infiltrazione mafiosa in Emilia-Romagna. Tra i progetti finanziati c’è uno studio sulle caratteristiche e la diffusione del fenomeno del gioco d’azzardo in Emilia-Romagna. Lo realizzeranno la Regione e il Dipartimento di Sociologia “Achille Ardigò” dell’Università di Bologna.
L’obiettivo è conoscere, sotto il profilo giuridico e sociologico, le dinamiche connesse alla criminalità organizzata, i costi sociali del gioco d’azzardo, le implicazioni vittimologiche e della dipendenza patologica, al fine di individuare politiche di prevenzione e contrasto e il ruolo della Polizia municipale.
Il legame tra gioco d’azzardo e mafia non è molto conosciuto, e quasi mai occupa le prime pagine dei giornali. Eppure, come ben spiega il dossier “Le mafie in Emilia-Romagna” prodotto dagli studenti delle Facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza, a conclusione del I° Laboratorio di giornalismo antimafia condotto dal giornalista Gaetano “Gato” Alessi, dalle analisi degli atti giudiziari, delle indagini condotte dalle procure territoriali e dalle relazioni istituzionali di organi come la DIA (Direzione investigativa antimafia), emerge chiaramente quanto sia rilevante il collegamento tra criminalità organizzata, gioco d’azzardo e bische clandestine in Emilia-Romagna.
Lavorare sulle bische per la criminalità organizzata è molto facile: le cosche coinvolte tendono ad inabissarsi, e gli strumenti nelle mani delle forze dell’ordine e della magistratura per un reato come il gioco d’azzardo sono estremamente più limitati
Come ha spiegato il procuratore aggiunto di Modena Lucia Musti, “memoria storica” delle indagini della DDA (Direzione distrettuale antimafia) di Bologna sulle bische in regione e intervistata dagli studenti per il dossier “La mafia in Emilia-Romagna”, “le sanzioni penali sul gioco d’azzardo sono assolutamente irrisorie. Bisognerebbe provare che quanto ruota attorno alle bische è inserito in un contesto mafioso: in quel momento l’indagine fa un salto qualitativo. Tuttavia provare l’aggravante mafiosa a livello giudiziario non è affatto semplice”. Le mafie controllano il mercato delle slots machine, legalizzate in Italia nel 2004 e facilmente truccabili, e i proprietari dei locali dove sono installate le macchinette, possono diventare vittime essi stessi di attività estorsive tipiche del metodo mafioso. Anche le sale bingo rappresentano un settore di altissimo interesse per le mafie: le società di gestione delle sale bingo si prestano costituzionalmente ad essere un facile veicolo di infiltrazioni malavitose e di riciclaggio,
Le bische e il gioco d’azzardo controllate dalla mafia sono presenti in tutte le province della Regione, e sono un fenomeno particolarmente rilevante in Romagna. La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna nel febbraio del 2010 racconta come l’associazione mafiosa promossa da Mario Domenico Pompeo, Maurizio Tallarico e Saverio Masellis abbia dominato incontrastata il panorama del gioco d’azzardo almeno dal 1999. Il controllo veniva esercitato direttamente su tre circoli (tra Riccione, Rimini e Bologna) e indirettamente sul resto della Romagna e nella zona di Imola: le intimidazioni e le estorsioni nei confronti di circoli a Ravenna e Forlì evidenziano il carattere estremamente violento dell’associazione mafiosa che non esita a ricorrere alle armi.
Il progetto finanziato dalla Regione, che si inserisce dunque in un quadro molto pesante, appare quanto mai attuale. Dallo studio potranno emergere utili indicazioni per prevenire un fenomeno dilagante, che si può battere solamente se conosciuto e studiato. E soprattutto con la forza e il coraggio della politica e delle istituzioni.
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD
Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna
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