Dalla mobilitazione per i diritti dei migranti una proposta concreta per estendere la cittadinanza
Se un milione di persone, ragazzi cresciuti o nati in Italia da genitori migranti, si trovano a vivere in un limbo esistenziale e giuridico significa che la politica tutta manca la sua missione. Dare cittadinanza, formale e fattuale, a questi ragazzi è una priorità.
E’ per questo aderendo alla giornata di mobilitazione per rivendicare i diritti dei migranti, rilanciata anche quest’anno dal Comitato 1° marzo, faccio mia un’idea che dovrebbe trovare concreta applicazione in tutti i territori e i Comuni dell’Emilia-Romagna. Ripensando alle proteste di questa stagione e nella consapevolezza che “non si possono isolare le battaglie per i diritti, ma esse devono riguardare l’insieme del mondo del lavoro e dei cittadini”, penso si debba inaugurare una nuova stagione che si occupi di ripensare l’ inclusione come una nuova straordinaria forma di azione civica e solidale.
Per concretizzare questa sfida credo sia assai utile estendere una buona prassi legata a norme che già ci sono, come ad esempio il diritto per i figli di immigrati regolari che compiono il 18° anno di età a diventare cittadini italiani dal punto di vista giuridico semplicemente facendone richiesta e non dovendo sottostare alle procedure standard.
Mentre l’organo deputato a questo compito, il Ministero dell’ Interno non trasmette agli interessati una comunicazione dettagliata al riguardo, mentre si resta in attesa di una legge nazionale che consenta ai figli di migranti nati in Italia di divenire cittadini dalla nascita, come Consigliere regionale depositerò a breve in Regione una risoluzione per richiedere che tutti i Comuni Emiliano-Romagnoli si attivino nel diffondere questo diritto.
Nel 1944, ancora ragazzo, ma già impegnato nei combattimenti in montagna Enzo Biagi, parlando di un’Italia viva, scriveva: “Anche tu vuoi che da tanti dolori nasca un mondo più giusto, migliore, che ogni uomo abbia una voce e una dignità. Vuoi che ciascuno sia libero nella sua fede, che un senso di solidarietà leghi tutti gli italiani, tornati finalmente fratelli. Vuoi che questo popolo di cui sei figlio, viva la sua vita, scelga e costruisca il proprio destino”. Oggi più che mai, nel ricordo di questa unità che dura da 150 anni, bisogna a mio avviso lavorare affinché i cambiamenti non siano visti come minacce, ma come parte essenziale dell’evoluzione di una civiltà democratica.
Oggi più che mai dobbiamo scegliere tra evoluzione o involuzione, tra sviluppo solidale o recessione, tra convivenza multuculturale o ritorno di logiche e pratiche razziste. Espandere gli spazi della cittadinanza significa rafforzare il sentimento di unità nazionale e aprirlo ai nuovi cittadini che insieme a noi vivono e lavorano. E se per far questo può bastare una accurata comunicazione delle istituzioni, perchè non procedere immediatamente?
Thomas Casadei
Consigliere regionale
Gruppo Assembleare PD
Regione Emilia-Romagna