Energia: una questione epocale
Leggere un libro, nuotare, guidare, mangiare, lavorare (eventualmente anche stando seduti): sono tutte attività, magari svolte in un solo pomeriggio, possibili grazie a un’enorme disponibilità di energia, di cui molto spesso non ci si rende conto. L’energia delle cellule del corpo, quelle del boiler della piscina, del carburante nel serbatoio dell’auto, di una nave che ha solcato gli oceani per portare sulla nostra tavola diversi cibi, della rete elettrica. Per fare qualsiasi cosa utile (ma anche qualsiasi cosa dannosa) ci vuole molta energia (p. 43).
L’energia pervade le nostre vite – e del resto, come ha osservato Ludwig Boltzmann, “la lotta per l’esistenza è lotta per l’energia” – ma si ha sempre qualche difficoltà a definire in modo chiaro e rigoroso questa entità onnipresente nella nostra vita.
Il volume di Vincenzo Balzani e Nicola Armaroli, Energia per l’astronave Terra (Zanichelli, Milano) – vincitore della terza edizione del Premio Letterario per la divulgazione Scientifica “Galileo” (Padova 2009) – fornisce magistralmente, per chiarezza espositiva e ampiezza di riferimenti, un quadro su un tema cruciale per capire il mondo in cui viviamo e nuove sfide epocali.
Per mettere bene a fuoco il “problema dei problemi” i due autori considerano la Terra come una gigantesca astronave che viaggia nell’immensità dell’universo. Il combustibile fossile – un vero tesoro, trovato nella stiva dell’astronave, scovato e utilizzato in modo intensivo – pone oggi numerosi e gravi problemi: è destinato a esaurirsi, il suo uso causa seri danni alla salute dell’uomo e all’ambiente, la sua irregolare localizzazione nelle varie zone del pianeta crea disuguaglianze economiche, tensioni politiche e addirittura guerre (p. 61; pp. 102-102).
Gli sprechi che caratterizzano l’epoca del epoca del petrolio facile sono numerosissimi: basti pensare all’alimentazione (con la questione dell’obesità che riguarda 1,3 miliardi di persone), all’illuminazione, al sistema dei trasporti. Con rigore e radicalità, alla luce di «dati incontrovertibili», gli autori argomentano a favore di un cambio di rotta, possibile (come mostrano alcuni esempi rinvenibili in diverse parti del mondo ‘sviluppato’) ma non semplice. In vista di una transizione energetica inevitabile, i cittadini più ricchi del pianeta devono non solo migliorare ma ridurre i propri consumi energetici. Proprio per questo, «le infrastrutture da progettare oggi, senza perdere un attimo di tempo, sono quelle di trasporto pubblico e di massa, specie su rotaia» (p. 82). E proprio per questo occorre, assolutamente, limitare l’uso dei combustibili fossili, certamente per la loro progressiva scarsità, ma anche per salvaguardare la vita dell’uomo e l’integrità della biosfera terrestre, considerati i «danni collaterali» del loro uso estremo (inquinamento, alterazioni climatiche e surriscaldamento del pianeta: pp. 103-119).
Per assicurare un futuro all’umanità è quindi necessario svincolarsi progressivamente dall’uso dei combustibili fossili e ottenere energia da altre fonti. Le soluzioni possibili sono due: l’energia solare e le altre energie rinnovabili, e l’energia nucleare. Qui il volume assume un ulteriore tratto militante: al di là del fascino che può esercitare, l’opzione nuclearista (che in Italia ha oggi peraltro nuovi e ferventi sostenitori, a partire dalle forze di governo) ha forti limiti che riguardano l’economicità del ciclo industriale, la sicurezza degli impianti in condizioni ordinarie e in presenza di scenari catastrofici (terremoti e attacchi terroristici), smaltimento delle scorie, legame indissolubile e ambiguo con l’industria militare. A fronte di tutto ciò, l’astronave terra deve essere orientata verso altre vie: essa gode di un grande beneficio: «riceve in continuità dal sole una immensa quantità di energia sotto forma di radiazione elettromagnetica, cioè luce e calore» (p. 151). L’energia solare, oltre ad essere abbondante e ben distribuita, è anche inesauribile nella nostra scala dei tempi. Dunque la sfida odierna è quella in qualche modo di ‘incanalare’ il gigantesco – anche se diluito – flusso di energia solare, per poi utilizzarlo con l’intensità necessaria laddove è richiesto. Pannelli fotovoltaici e, in un più lungo periodo, produzione di idrogeno (al fine di produrre combustibile per i trasporti) costituiscono strumenti concreti per seguire questa rotta. Ma allo stesso tempo è fondamentale –e assolutamente possibile – investire in tutte le forme di energia rinnovabili. aria, acqua, Terra (pp. 173-197).
La sfida energetica pone dunque anche una decisiva sfida etica che consiste in un cambiamento radicale degli stili di vita. Uno stile di vita fondato su bassi consumi energetici, sobrietà, sufficienza. Questa alternativa, basata sul rigore della scienza e su una chiara intenzione politico-culturale, implica una progressiva riduzione dell’uso dei combustibili fossili, l’evitare una nuova espansione del nucleare, lo sviluppo di tutti i tipi di energie alternative, diffuse e non inquinanti.
Il fatto che queste considerazioni siano svolte da un docente di fama internazionale come Vincenzo Balzani (già candidato al Nobel per la Chimica) e da un assai promettente ricercatore come Nicola Armaroli (esperto di conversione dell’energia luminosa) mostra non solo come la scienza possa assumere una dimensione pubblica di grande rilievo ma come essa possa essere molto più all’altezza dei tempi rispetto al mondo della politica. Accorciare la distanza tra il mondo della conoscenza e chi assume decisioni che hanno impatti decisivi per ogni abitante del pianeta è un’ urgenza che non può più essere elusa. Mutuando la chiusa dell’opera, «il tempo stringe, è ora di incominciare».