I dieci anni del Criba e la lotta per il riconoscimento e l’esigibilità dei diritti da parte delle persone con disabilità.
984 ore per 182 consulenze e 153 altre attività di supporto a utenti provenienti da tutto il territorio regionale. Sono questi i numeri che raccontano le attività del CRIBA (Centro Regionale di Informazione sul Benessere Ambientale) che ha festeggiato ieri il suo decennale con il convegno
"Dalle barriere Architettoniche al Benessere Ambientale. I nuovi scenari aperti dalla Convenzione Onu per le persone con disabilità".
Disabilità. Una parola troppo spesso abusata e svuotata del suo significato reale: diversa abilità e non inabilità. Nel corso della giornata si è dibattuto, infatti, di disabilità in termini di relazione tra persona e ambiente e non più come menomazione riconducibile ad un modello d’analisi medico.
Tanti i temi importanti. Il linguaggio, la vulnerabilità, l’accessibilità, l’esigibilità dei diritti, il lavoro.
Esigibilità dei diritti e accessibilità ai servizi e agli spazi pubblici e urbani sono la precondizione perché si possa parlare di reale inclusione delle persone con disabilità. Accessibilità volta a consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita. Il filo conduttore delle riflessioni è stato quello di rendere effettivo il pieno diritto delle persone con disabilità a vivere, muoversi, partecipare alla vita e agli spazi sociali.
E’ nella prassi poi che possiamo vedere le mancanze e le difficoltà delle politiche messe in campo. La convenzione diviene quindi un impegno, un’esperienza che le istituzioni della Regione devono cogliere e con la quale devono misurarsi, come del resto hanno iniziato a fare da molto tempo, istituendo il fondo regionale per la non autosufficienza, diffondendo in tutti gli ambiti provinciali gli accordi di programma per l’integrazione scolastica promuovendo l’applicazione della Legge regionale sul collocamento mirato.
Perché tutto ciò che è emerso nel convegno non rimanga semplice “retorica dei diritti umani” bisogna che la prassi corrisponda nei fatti alle parole. Questa affermazione, che sembrerebbe scontata di fatto non lo è. Basti pensare che, a livello nazionale, su 66 società quotate in borsa prese in esame da uno studio recente (fonte: associazione Luca Coscioni) solo 11 redigono il Bilancio sociale e tra queste solo 8 indicano il numero di persone disabili assunte che risultano essere circa 6500 rispetto alle quasi 13500 che la legge prevedrebbe. Il fatto che le aziende preferiscano rischiare di pagare le sanzioni previste piuttosto che assumere persone disabili la dice lunga su quanta strada ci sia ancora da fare su questo tema. Quello che deve divenire priorità regionale è dunque l’attenzione all’asse del lavoro. Non ci può di fatto essere indipendenza senza la possibilità di un lavoro che renda autonomi dalla famiglia di origine.
Il decennale e il convegno rappresentano, di fatto, un punto di partenza per continuare a operare con costanza e perseveranza affinché i diritti universali riconosciuti dalle convenzioni internazionali possano essere effettivamente goduti, a partire dai contesti locali e territoriali.
Thomas Casadei
Consigliere Regionale PD