IMPEGNO PUBBLICO E ATTIVITA’ ISTITUZIONALE – Aggiornato a dicembre 2014

Il decalogo per salvare l’ Italia

Repubblica — 11 novembre 2010   pagina 148   sezione: PRIMA PAGINA

NEL mese di aprile del 2010, il debito pubblico italiano ha raggiunto il livello record di 1812,8 miliardi di euro, superando così il precedente record che datava ottobre 2009. In termini di indebitamento pubblico in rapporto al Pil, l’ Italia occupa la sesta posizione tra i paesi di tutto il mondo, la terza tra quelli sviluppati – secondo lo stesso parametro-e la seconda trai paesi sviluppati in relazione alla detenzione del debito da parte degli stranieri. Il 70% del debito pubblico italiano è effettivamente posseduto da «non italiani». Domani l’ editore Fazi manda in libreria il saggio di Jacques Attali “Come finirà? L’ ultima chance del debito pubblico” (pagg. 216, euro 17,50). Anticipiamo parte del capitolo sulla situazione italiana scritto in occasione di questa edizione uesta proporzione è del 95,6% per la Grecia, del 52,2% per la Francia, del 16,5% per la Gran Bretagna. Ciascun italiano è così debitore di una somma di 31.000 euro per il rimborso del debito pubblico, ovvero sedici mesi delle sue entrate. La Banca d’ Italia ha tra l’ altro registrato una diminuzione delle entrate fiscali dell’ 1,8%, secondo una proporzione sulla prima parte dell’ anno. In base a questa evoluzione, il debito pubblico italiano nel 2010 dovrebbe raggiungere il 118,4% del PIL, contro il 115,8% nel 2009. (…) Nel 2016, la Repubblica italiana avrà settant’ anni, l’ età della maturità e della saggezza per ogni regime politico in Europa. In confronto, nessuna Costituzione francese è durata di più. Se non ci si muove in tempo, l’ Italia si ritroverà irrimediabilmente sprofondata in una crisi d’ identità, e verrà cancellata dalla scena mondiale (…). Prima di qualsiasi misura economica, occorrerà innanzitutto ridurre i rischi di nuove importanti spese pubbliche dovute agli errori del sistema finanziario, imponendo regole di prudenza molto più rigorose: è scandaloso che un governo sia costretto a ridurre le spese che servono a migliorare sanità e giustizia per finanziare gli errori dei banchieri americani. Per trovare reali margini di manovra, occorrerà in seguito approntare bilanci pubblici e sociali tali da individuare un surplus sufficiente a riportare in alcuni anni il debito pubblico a livelli tollerabili. Sarà anche necessario continuare la lotta contro la frode e l’ evasione fiscale. Questo piano d’ emergenza deve essere attuato prima delle prossime grandi scadenze elettorali, cioè nei prossimi tre anni, e il suo proseguimento dovrà essere il tema fondamentale nel dibattito politico che, dopo le elezioni, preluderà alla nomina del presidente del Consiglio. Per definirlo occorre fare una scelta preliminare tra moratoria e rispetto della parola data. Attualmente, l’ opzione da prendere in considerazione non si discute: la gravità di un dibattito successivo a una moratoria sarebbe incommensurabile. Occorre poi decidere di quanto devono essere ridotte le spese e aumentate le entrate, poiché sarebbe illusorio credere che il necessario adeguamento di bilancio si possa fare solo con una delle due cose. Una riduzione significativa delle spese pubbliche è possibile, anche senza mettere in pericolo la qualità e l’ equità dei servizi pubblici italiani. Questo esige di proseguire la riforma dello Stato iniziata dieci anni fa. Si tratta di completarla con misure coraggiose, tanto caparbie quanto impopolari, troppo a lungo ritardate: la caccia sistematica agli sprechi o alle doppie occupazioni nelle amministrazioni militari, civili e sociali; la riduzione massiccia delle sovvenzioni all’ agricoltura e alle industrie non più produttive; la diffusione delle tecnologie relative all’ «ubiquità nomade» nei servizi pubblici; la soppressione di tutte le strutture amministrative e politiche superflue, siano esse statali, parastatali o regionali. È possibile migliorare i servizi pubblici anche destinando loro meno risorse di prima. Sarà necessario incrementare le entrate, e quindi decidere quali imposte aumentare: scelta eminentemente politica, dipendente dalle categorie sociali che la maggioranza al potere sceglie di proteggere come priorità. (…) Occorrerà certamente aumentare significativamente l’ IVA (misura meno ingiusta in un periodo di stabilità dei prezzi) e creare una o due aliquote supplementari alle cinque attuali dell’ IRPEF, piuttosto che pensare di ridurre quest’ ultima soltanto a due aliquote. Inoltre sarà necessario tener conto della speranza di vita nel calcolo dei contributi e delle pensioni, anche per i lavoratori del settore pubblico, a eccezione di quelli che esercitano lavori usuranti o pericolosi, e finanziare, almeno in parte, le spese legate all’ assistenza e all’ allungamento della durata di vita con i redditi da capitale. L’ aumento delle imposte comporterà altri sacrifici: una famiglia non potrà finanziare allo stesso tempo l’ assistenza degli anziani con le tasse e gli «oggetti-nomadi» dei giovani con la spesa privata. Quest’ aumento dovrà avere un limite: se diventa eccessivo, il rischio di veder crollare la competitività del paese e il suo tasso di risparmio diventa grande. Per garantire il successo di questo insieme di misure, occorrerà gestire in totale trasparenza la nuova ripartizione delle risorse tra generazioni presenti e future. Cioè ridefinire il modello sociale dell’ Italia.

Traduzione di Emilia Bitossi – JACQUES ATTALI

 

Rapporto Attali al secondo atto ma rischia il flop

Repubblica — 16 ottobre 2010   pagina 33   sezione: ECONOMIA

PARIGI – Un lavoro inutile, nel migliore dei casi: il secondo rapporto della commissione Attali è stato accolto con un misto di scetticismo e di ironia da esperti e uomini politici. Presentato ieri sera a Nicolas Sarkozy, non è stato illustrato con nessuna conferenza stampa, segno inequivocabile del suo destino: finire in un cassetto. Se le 316 proposte di due anni fa, anche se in gran parte rimaste nel libro dei sogni, hanno almeno suscitato qualche discussione, il nuovo documento rischia di cadere nel vuoto. Chiamato a dire come rafforzare la crescita e ridurre i deficit all’ uscita dalla crisi, Jacques Attali non ha la bacchetta magica. Per una parte, il suo documento propone misure già prese o previste dal governo (come la riduzione di certi sgravi fiscali e la diminuzione dei farmaci rimborsati dal servizio sanitario), mentre altre sono politicamente impraticabili a un anno e mezzo dalle presidenziali: tagli agli assegni familiari, riduzione delle prestazioni sanitarie, deregulation per medici e farmacisti, aumento dell’ Iva per finanziare la previdenza sociale, congelamentoo quasi degli stipendi nella funzione pubblica. Secondo Attali, non basta ridurre il deficit pubblico entro il 3% nel 2013, ma occorre anche riportare il debito al 60% entro il 2020. Una cura da cavallo impossibile da far passare in un paese già in rivolta contro l’ innalzamentoa 62 anni dell’ età pensionabile. «Non è più Attali, è Attila», ha ironizzato Marine Le Pen, leader dell’ estrema destra. Ma le proposte dell’ ex braccio destro di François Mitterrand non hanno sorpreso nessuno, visto che in estate aveva già dato il tono: «Abbiamo davanti a noi dieci anni di austerità». Difficile immaginare che un programma di questo tipo possa trovare grandi appoggi nel mondo politico. –

Giampiero Martinotti

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Left Right
 
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, ci son quelli che lottano più giorni e sono più bravi, poi ci sono quelli che lottano molti anni e sono ancora più bravi, infine ci sono quelli che lottano tutta una vita...essi sono gli indispensabili!

(Bertolt Brecht)

E' felice colui che sa dare senza ricordare ed è capace di ricevere senza dimenticare

(Che Guevara)

Non possono esistere i "solamente uomini", gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti

(Antonio Gramsci)

AMARE IL MONDO

Ci impegniamo, noi e non gli altri,

unicamente noi e non gli altri, né chi sta in alto, né che sta in basso,

né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo:

senza pretendere che gli altri si impegnino per noi, senza giudicare chi non si impegna,

senza accusare chi non si impegna, senza condannare chi non si impegna,

senza cercare perché non si impegna. Se qualche cosa sentiamo di "potere"

e lo vogliamo fermamente è su di noi, soltanto su di noi. Il mondo si muove se noi ci muoviamo,

si muta se noi ci facciamo nuovi, ma imbarbarisce

se scateniamo la belva che c'è in ognuno di noi. Ci impegniamo:

per trovare un senso alla vita, a questa vita

una ragione che non sia una delle tante ragioni

che bene conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo, ma per amarlo.

(Bertolt Brecht)

Come non ho timore di confessare l'utopia del socialismo, così non ho timore di confessare l'altra utopia, la più grande e la più pericolosa, che tutti gli uomini, come è scritto nella nostra Costituzione, avranno un giorno su questa terra pari e piena dignità sociale.

(Lelio Basso)

Davvero, vivo in tempi bui!

La parola innocente è stolta. Una fronte distesa

vuol dire insensibilità. Chi ride,

la notizia atroce

non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando

discorrere d'alberi è quasi un delitto,

perchè su troppe stragi comporta silenzio!

E l'uomo che ora traversa tranquillo la via

mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici

che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.

Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla

di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.

Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,

e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".

Ma come posso io mangiare e bere, quando

quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e

manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?

Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.

Nei libri antichi è scritta la saggezza:

lasciar le contese del mondo e il tempo breve

senza tema trascorrere.

Spogliarsi di violenza,

render bene per male,

non soddisfare i desideri, anzi

dimenticarli, dicono, è saggezza.

Tutto questo io non posso:

davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,

quando la fame regnava.

Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,

e mi ribellai insieme a loro.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.

Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.

Feci all'amore senza badarci

e la natura la guardai con impazienza.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.

La parola mi tradiva al carnefice.

Poco era in mio potere. Ma i potenti

posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta

era molto remota.

La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me

quasi inattingibile.

Così il tempo passò

che sulla terra m'era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi

dove fummo travolti

pensate

quando parlate delle nostre debolezze

anche ai tempi bui

cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,

attraverso le guerre di classe, disperati

quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:

anche l'odio contro la bassezza

stravolge il viso.

Anche l'ira per l'ingiustizia

fa roca la voce. Oh, noi

che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,

noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora

che all'uomo un aiuto sia l'uomo,

pensate a noi

con indulgenza.

(Bertolt Brecht, “A coloro che verranno”, 1939)

Un libro prima di essere un oggetto di mercato è un rapporto sociale

(sensibili alle foglie)

www.sensibiliallefoglie.it - www.libreriasensibiliallefoglie.com

C'è un'unica

verità elementare

la cui ignoranza uccide

innumerevoli idee

e splendidi piani:

nel momento in cui

uno si impegna a fondo,

anche la Provvidenza

allora si muove.

Infinite cose accadono

per aiutarlo,

cose che altrimenti

non sarebbero

mai avvenute...

Qualunque cosa tu possa fare,

o sognare di poter fare

cominciala.

L'audacia ha in sé genio,

potere e magia.

Cominciala adesso.

(J. W. Goethe)

... prepareremo giorni e stagioni

a misura dei nostri sogni

( Paul Eluard)

No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi liberamente purchè la vostra scelta presupponga il principio di libertà. Se non lo presuppone voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri. Se non volete che la vostra vista scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea. A voi tutti i più fervidi auguri per l'anno che sta sorgendo?

(Sandro Pertini, 31 dicembre 1978)

"La teoria pura va lasciata a coloro che hanno il buon tempo di riflettere soltanto, ma non hanno il tempo da dedicare alle vittime di questa terra"

(J.H. Cone)

La libertà ... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire di no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica

(Ignazio Silone, Uscita di Sicurezza)

Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere

(Paulo Coelho)

Non c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l'homo faber dall'homo sapiens. Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un "filosofo", un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.

(Antonio Gramsci)

Un'antica leggenda cinese parla del filo rosso del destino, dice che gli dei hanno attaccato un filo rosso alla caviglia di ciascuno di noi, collegando tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai.

Jake Bohm (David Mazouz), in Touch, 2012

Amo le cose belle, le belle storie che dicono qualcosa,mi piace tutto ciò che fa palpitare il cuore. E’ bello aver la pelle d’oca, significa che stai vivendo.

(Josè Saramago)

C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come me di imparare. Ci ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.

(Erri De Luca, Il giorno prima della felicità)

Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno che ami e lui ricambia stringendoti più forte

(Charles Bukowski)

I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori;

sempre liberi di separarsi senza separarsi mai

(Alfred Bougeard)

Incontrarsi fu trovarsi. Nel momento misterioso in cui le loro mani si toccarono, esse si saldarono.

Quando quelle due anime si scorsero, si riconobbero come necessità reciproca e si abbracciarono indissolubilmente

(I miserabili - Victor Hugo)