Il problema del mercato del lavoro non é l’articolo 18. Casadei (PD): puntare su apprendistato e lavoro stabile
Nei giorni scorsi ho sottoscritto con grande convinzione l’appello “L’articolo diciotto: le verità nascoste” promosso da numerosi avvocati e magistrati giuslavoristi, che vede tra i firmatari anche il collega consigliere Antonio Mumolo.
Con competenza e professionalità si fa chiarezza su quale sia effettivamente l’ambito di applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e sgombra il campo da falsi luoghi comuni che una superficiale e faziosa comunicazione sui mass media, in particolare televisivi, sta proponendo da tempo.
Come é chiaramente spiegato nell’appello, l’articolo 18 prevede già il licenziamento in caso di crisi aziendale (e il gran numero di posti di lavoro persi rilevati in questi giorni da un’indagine ISTAT purtroppo lo dimostra) . E’ importante ribadire che il principio ispiratore di tale norma é quello di sanzionare il comportamento illegittimo del datore di lavoro ripristinando lo stato precedente il licenziamento nel caso sia appurato essere illegittimo e disincentivare – in questo modo – abusi e squilibri a danno dei lavoratori.
Le soluzioni proposte non convincono perché comportano un forte rischio di aggravare ulteriormente il precariato non solo giovanile, ma anche di lavoratori in età matura che stanno già pagando un alto prezzo a questa crisi (a questo riguardo deve fortemente preoccupare l’aumento di casi di suicidio da parte di disoccupati negli ultimi due anni, denunciato da ATDAL – Over 40 “Associazione Tutela dei Diritti Acquisiti dei Lavoratori” ).
La vera sfida per rilanciare l’economia e far ripartire il mercato del lavoro non sta nel facilitare i licenziamenti, ma nel sostenere, come è stato fatto in molti altri paesi europei e non solo, formazione, ricerca, innovazione, insomma un nuovo modello di sviluppo di qualità, basato sulla valorizzazione delle competenze e del know-how piuttosto che sul consumo di risorse e sulla produzione di beni materiali superflui che poi si fatica a smaltire.
Per questo motivo grande attenzione va prestata ai progetti di green economy, di realizzazione di distretti del riciclo, di riqualificazione dell’offerta turistica e culturale che le amministrazioni locali del territorio romagnolo e regionale stanno mettendo in campo e che forse richiederebbero un sostegno più convinto e più coraggioso anche da parte delle imprese private; mentre sul versante degli strumenti di accesso al lavoro centralità devono assumere le tipologie contrattuali che promuovano lavoro stabile.
Per questo occorre generalizzare l’utilizzo del contratto di apprendistato professionalizzante come canale di ingresso al lavoro per i giovani e il contratto di inserimento per il reimpiego dei lavoratori in disoccupazione e per l’occupazione femminile nelle aree ad altra disoccupazione. Parallelamente occorre attivare percorsi che incentivino la trasformazione di contratti di lavoro oggi impropriamente utilizzati (lavoro a progetto, false partite iva, tirocini) in queste forme di progressiva stabilizzazione.
E’ una sfida che sta al cuore non solo di un sistema economico ma della visione dell’intera società.
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD
Commissione Lavoro, Cultura, Scuola, Formazione professionale, Turismo
Il problema è anche chi ha 38anni ed è fuori dal mercato del lavoro. Con salti di generazione si perde la via giusta per il futuro.
Caro Gianluca,
il problema, complesso, è quello di una forte rigidità del mercato del lavoro in Italia.
E’ difficile entrare per la prima volta così come reinserirsi se per un qualsiasi motivo se ne esce.
La presunta “flessibilità” è in realtà una grave precarietà che scivola facilmente nello sfruttamento.
Come Regione stiamo cercando di offrire strumenti legislativi e risorse economiche per sostenere l’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani ma anche la formazione e l’aggiornamento professionale per chi ci è già
Sul mio sito cerco di rendere conto di tutto ciò anche come capogruppo PD della commissione “Scuola, Formazione, Lavoro”.
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Un caro saluto,
Thomas Casadei