In aula entro luglio la legge regionale sui tirocini: strumento essenziale per l’incontro tra formazione e lavoro
La commissione “Formazione, Lavoro, Scuola, Turismo, Cultura, Sport” ha concluso nei giorni scorsi l’iter di approvazione della legge regionale che si propone di modificare le attuali disposizioni in materia di tirocini formativi. Il testo sarà iscritto per il dibattito e il voto dell’Aula entro il mese di luglio. Il tirocinio si inserisce nel quadro delle politiche attive della Regione come strumento per supportare l’inserimento o il reinserimento lavorativo, a partire da percorsi formativi.
Il progetto di legge prevede tre diverse tipologie di tirocinio, ciascuna con proprie finalità e destinatari, e l’obbligo di corrispondere al tirocinante un’indennità mensile – aspetto assolutamente rilevante – di 450 euro.
La prima, con finalità orientativa e formativa, è finalizzata ad agevolare le scelte professionali e l’occupabilità dei giovani nel percorso di transizione tra formazione (scuola/università/formazione professionale) e lavoro, attraverso una formazione a diretto contatto con il mondo del lavoro: i destinatari, in questo caso, devono aver conseguito un titolo studio negli ultimi dodici mesi.
La seconda tipologia riguarda i tirocini di inserimento o di reinserimento al lavoro, rivolti principalmente a disoccupati, persone in mobilità e inoccupati, ma attivabile anche in favore di lavoratori in cassa integrazione.
La terza tipologia riguarda i tirocini di orientamento e formazione o di inserimento e reinserimento in favore di persone con disabilità, persone svantaggiate, nonché richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria e persone in percorsi di protezione sociale.
Per contrastare l’uso distorto di questo strumento – che non va confuso con un contratto di lavoro – il progetto di legge stabilisce la durata massima prevista per ciascuna delle tre tipologie, comprensiva di eventuali proroghe: sei mesi per i tirocini formativi e di orientamento, dodici per i tirocini di inserimento/reinserimento, e dodici per i tirocini in favore di soggetti svantaggiati.
La qualificazione del tirocinio viene promossa introducendo un progetto formativo individuale, che attraverso un percorso personalizzato deve garantire gli obiettivi formativi del sistema regionale delle qualifiche, certificando gli esiti del percorso, introducendo un modulo formativo sulla salute e la sicurezza sul lavoro e affidando la promozione del tirocinio a soggetti qualificati che, attraverso un tutor, garantiscono la coerenza del percorso agli obiettivi formativi.
Viene rafforzata la vigilanza, attraverso una più stretta connessione con il Ministero del Lavoro e i suoi uffici periferici. In caso di violazioni degli obblighi del soggetto promotore e/o ospitante, sono previste l’immediata interruzione del tirocinio e il divieto di attivare ulteriori tirocini nei successivi dodici mesi. Il progetto di legge esclude la possibilità di realizzare più di un tirocinio con il medesimo tirocinante, nonché di impiegare il tirocinante in attività non coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio stesso.
L’indennità di tirocinio non verrà corrisposta in caso di beneficiari di tirocinio che già percepiscono qualche forma di sostegno al reddito, ad eccezione del rimborso per le spese sostenute.
Secondo quanto emerge dal “sistema informativo lavoro” della Regione, nel 2012 risultano attivati 10.448 tirocini, di cui 5.430 (52%) rivolti a donne e 5.018 a uomini. Nell’ultimo triennio si assiste, tuttavia, a una forte riduzione nel numero di tirocini attivati, per effetto della crisi economica e delle incertezze normative che hanno provocato un rallentamento nella promozione dello strumento; in particolare, dai quasi 15mila tirocini complessivi del 2010, si è passati ai 14mila nel 2011 fino ai 10.448 del 2012, con una diminuzione più consistente per le donne (- 2.474), che per gli uomini (-1.905). Oltre l’80% dei tirocinanti sono giovani di età compresa tra i 18 ai 34 anni, circa la metà non supera i 24 anni, con alti livelli di scolarizzazione (oltre il 60%è in possesso di titolo di laurea o di alta specializzazione). Questi dati confermano dunque quanto fosse necessario rivedere una legge, datata 2005, che aveva bisogno di alcuni aggiornamenti per rispondere al meglio alle necessità emerse in questi anni e per concretizzare una assoluta priorità: l’avvicinamento del mondo della formazione e di quello del lavoro.
Thomas Casadei
Capogruppo PD Commissione “Formazione, Lavoro, Scuola, Turismo, Cultura, Sport”
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