Sorveglianza di vicinato per la sicurezza nelle nostre città. “L’unica arma contro l’insicurezza è la coesione sociale”.
“Sicurezza”, “degrado”, “vivibilità”, “controlli”. Sono temi dei quali si parla anche nei nostri territori, dai Comuni più piccoli alle città più grandi, associando spesso queste quattro parole alla gestione di un’emergenza o alla reazione di cittadini arrabbiati, sovente per ragioni fondate. Di fronte a questa situazione complicata spesso si evoca, in maniera esplicita o implicita, l’idea di “militarizzare” le zone ritenute più pericolose, ricorrendo a vigilantes armati o a fantomatiche “ronde”. Credo che per affrontare davvero il tema della sicurezza, nell’ottica di trovare soluzioni concrete, occorra un altro approccio. Serve infatti uno sforzo comune e collettivo per sviluppare proposte efficaci e orientate ad un’effettiva prevenzione.
A Forlì Alon-Gan FC (Associazione locale obiezione e nonviolenza Forlì-Cesena), insieme ad altre realtà che si impegnano su questo tema da anni, ha sviluppato un’idea molto forte, di recente illustrata da Raffaele Barbiero, uno dei componenti dell’associazione: gli interventi civili di pace sul territorio. Si tratta di una metodologia popolare innovativa, non armata e non violenta, che consiste nella sorveglianza di vicinato.
Vedo due obiettivi molto rilevanti in questo progetto: da una parte, la risposta alla fondamentale richiesta di sicurezza e benessere sociale dei cittadini; dall’altra la promozione di una coesione sociale positiva, che passa attraverso la responsabilizzazione reciproca e la gestione efficace, non-violenta e solidale del proprio territorio. Il progetto, che è stato presentato al Comune di Forlì qualche mese fa, favorisce a mio avviso lo sviluppo di alcune prassi lodevoli.
Prima di tutto, incoraggia i cittadini di un determinato quartiere o zona a partecipare attivamente alla propria sicurezza e a quella degli altri, favorendo un sistema di relazioni e conoscenza del territorio e della comunità che lo vive. Di conseguenza, dà il via ad un processo virtuoso di conoscenza diffusa dei problemi e delle criticità che si incontrano nel luogo dove si vive, una consapevolezza necessaria per individuare le strategie più appropriate per risolverli. Il tutto senza diffondere la facile ma erronea idea che l’unica soluzione ai problemi di sicurezza sia l’uso di persone armate (quando peraltro i governi di destra e della Lega negli anni passato hanno ridotto drasticamente tutti i fondi per le forze dell’ordine).
Contro l’insicurezza vi è dunque una sola “arma”: la coesione sociale. Il buon vivere civile e la prevenzione delle situazioni conflittuali passano attraverso la consapevolezza che la propria sicurezza deriva dalla sicurezza di tutta la comunità in cui si vive. Nel mondo e in Europa esistono da tempo esperienze di questo genere realizzate di concerto da istituzioni, associazioni, gruppi di cittadini: da Rodano a Caronno Pertusella (in provincia di Varese), da Curtatone (Comune del mantovano) a Parabiago, passando per il Canada, l’Australia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, la sorveglianza di vicinato ha aumentato la sicurezza effettiva e quella percepita dai cittadini, soprattutto le fasce più deboli, e ha incrementato lo spirito comunitario e la comunicazione tra i vicini e con le forze dell’ordine (per un elenco completo è possibile visitare il sito: http://www.controllodelvicinato.com).
Anche a Forlì e nel territorio forlivese è tempo di mettere in atto questo tipo di buone pratiche, rigettando le ossessioni securitarie e soprattutto l’idea, fuorviante, che bastino più armi in circolazione per ottenere una convivenza equilibrata.
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD