"La svolta tedesca: entro il 2050 l’80% prodotta da fonti pulite" di Rauhe Walter
La svolta tedesca: entro il 2050 1’80% prodotto da fonti pulite di WALTER RAUHE BERLINO – Già oggi il 17% della corrente elettrica prodotta in Germania proviene da fonti rinnovabili, mentre le diciassette centrali nucleari garantivano (mora solo il 23% del fabbisogno nazionale. Con la moratoria sul prolungamento dell’attività di questi impianti atomici appena sancita dal governo liberal-conservatore e la sua intenzione sempre più esplicita di spegnere definitivamente almeno i sette reattori più vecchi (quelli cioè costruiti prima del 1980 e considerati ormai come tecnicamente superati e più a rischio), la Germania è la prima potenza economica al mondo che punta quasi esclusivamente sulle fonti energetiche alternative e pulite.
Già prima del disastro di Fukushima e della clamorosa svolta anti-nucleare della cancelliera Angela Merkel, il suo esecutivo puntava ad aumentare la quota delle energie rinnovabili dall’attuale 17 a ben il 30% entro il 2020, portandola successivamente fmo a quota 80% entro il 2050. Un obbiettivo già di per sè molto ambizioso, che però con l’abbandono anticipato dell’energia nucleare rappresenta una vera e propria sfida economica oltre che tecnologica. Ma la Germania di Angela Merkel è convinta di possedere gli strumenti e le risorse necessarie per vincere questa scommessa. Nel settore dell’energia eolica (vento) e di quella fotovoltaica (sole), l’industria tedesca è tra i leader globali. Oltre 1200 sono le aziende attive in questo campo e solo lo scorso anno hanno investito nel Paese qualcosa come 26,6 miliardi di euro in nuovi impianti. Secondo stime del ministero dell’economia nel settore delle energie rinnovabili lavorano in Germania oltre 370mila persone, 10 volte in più rispetto a quelle impiegate nel settore dell’energia nucleare.
Cifre destinate ulteriormente a salire dal momento che per i prossimi anni il governo tedesco ha annunciato investimenti annui di altri due miliardi di euro nella ricerca e nello sviluppo delle fonti energetiche alternative. Altrettanto importante però è il potenziamento delle reti elettriche su scala nazionale ed europea. Un tema che stà particolarmente a cuore al ministro tedesco dell’Ambiente Norbert Roettgen (CDU), che insieme alla Commissione europea ha messo a punto un piano d’investimenti sulle reti continentali per circa otto miliardi di euro. Solo una più capillare ramificazione delle reti europee permetterà infatti in futuro di compensare gli squilibri nella produzione elettrica tra i diversi Paesi dell’Ue. Squilibri che nel settore delle energie rinnovabili sono particolarmente forti, dal momento che in Scandinavia non soffia sempre il vento e nei paesi del bacino mediterraneo non splende sempre il sole.