Le discriminazioni sui luoghi di lavoro Le più frequenti sono quelle per l’età – di Walter Passerini
Sono tante le discriminazioni sui luoghi di lavoro e a volte è difficile difendersi. Ci sono discriminazioni contro le donne; discriminazioni per l’altezza, perché si è troppo bassi; per questioni razziali, per il colore della pelle; perché si è vittime di handicap; per ragioni religiose, sindacali o politiche; per le proprie preferenze sessuali; ma quella che va forte in questi periodi è la discriminazione per età, anche se ci sono delle leggi che lo impediscono. Basta leggere gli annunci di lavoro e non solo da parte di aziende private: Senato, trenta posti di assistente parlamentare, età non superiore ai 42 anni; sempre Senato, dieci posti di consigliere parlamentare di prima fascia, età non superiore ai 35 anni; Camera dei deputati: collaboratori tecnici, età non superiore a 40 anni; Comune di Solofra (Avellino): concorso per un posto di comandante della polizia locale, età non superiore a 41 anni. E la lista potrebbe continuare.
Violazioni. Le associazioni dei lavoratori over 40-50 hanno detto basta e hanno appena inviato un ricorso alla Commissione europea a Bruxelles e alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Oggetto: violazione del diritto comunitario in tema di discriminazione ai danni dei cittadini da parte dello Stato italiano. I capi dell’accusa, sottoscritta nominalmente da un gruppo di over 40-50 rimasti da tempo senza pensione e senza lavoro, sono pesanti: violazione dei diritti previdenziali, mancato controllo e repressione delle offerte di lavoro pubbliche e private contenenti la discriminante della barriera dell’età anagrafica. “Alla lettera abbiamo allegato due documenti – afferma Armando Rinaldi, leader dell’Associazione Atdal over 40 – Uno contiene esempi di provvedimenti di prepensionamenti, un altro su cd in cui sono riportati 150 esempi di annunci discriminatori in base all’età e esempi di annunci anche pubblici (di Camera e Senato) con le stesse discriminazioni”. Nella denuncia si fanno anche i nomi di Alitalia, regione Sicilia, Banca d’Italia per pensionamenti spesso in deroga (sotto i 57 anni). Eppure, oltre alla Costituzione e alla Carta europea dei diritti, ci sono leggi e decreti legge che dovrebbero impedirlo. Due per tutti: il decreto legislativo 276 del 2003, articolo 10, in attuazione della legge Biagi; il decreto legislativo 216 del 2003, art. 1, attuazione di una direttiva europea sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
Disoccupati. In Italia e in Europa è severamente vietata qualsiasi forma di discriminazione, in particolare per l’età, eppure sembra che le leggi siano fatte per essere infrante. Dure le penalizzazioni per chi vi incappa: subire trattamenti pensionistici diseguali, soprattutto verso aziende di gran nome che ottengono invece trattamenti di favore; sbattere, nei bandi pubblici e privati per le assunzioni, contro la barriera dell’età, che ormai si è abbassata ai 40 anni. Che fare? “La disoccupazione dei giovani è molto alta – spiega Giuseppe Zaffarano, presidente dell’Associazione Lavoro over 40 – ma la disoccupazione in età matura è più alta numericamente di quella giovanile: ciò fa ritenere che l’insistenza su quel tema sia solo demagogia e opportunismo e non una seria visione della realtà”. Servono soluzioni. Per i giovani, ma anche per i lavoratori maturi (over 40-50-60) espulsi dal mondo del lavoro, che si trovano a piedi e non riescono a reinserirsi per sanare la loro situazione. Le associazioni, oltre a denunciare e a lanciare l’allarme sociale, rivelano anche delle cifre: “Nella terra di nessuno ci sono 1,5 milioni di persone mature senza lavoro e rassegnate, più dei giovani. Sono disoccupati e scoraggiati, irritati per essere trattati come rottami e come zavorra”.
Pubblicato su “La Stampa” – 08/03/2013
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