L’università snodo dei rapporti tra generazioni
Ospite a Milano del Partito Democratico, ho potuto proseguire la discussione sull’università che, per due ragioni fondamentali, s’intreccia inevitabilmente con la discussione sul rapporto tra le diverse generazioni. Innanzitutto l’Università deve essere per eccellenza il luogo delle opportunità: se cessa di esserlo perde rispetto sociale perché perde un aspetto fondamentale e immediatamente comprensibile della sua ragion d’essere. Per questa ragione, ogni episodio di nepotismo o malcostume che avviene all’università è particolarmente grave e odioso, perché dà il senso di una società dove le opportunità non esistono e le gerarchie sociali sono bloccate, un messaggio profondamente anti-repubblicano: il lavoro e l’impegno non valgono nulla. La qualità del sistema universitario non ha, dunque, solo a che fare con temi importanti come la crescita e lo sviluppo, ma parla direttamente alle giovani generazioni, rappresentando il quadro valoriale di riferimento della sfera pubblica del paese. In questo, il messaggio di profondo e bigotto conservatorismo trasmesso dai tagli indiscriminati del governo è di una chiarezza disarmante ed è stato recepito bene dai più giovani – che normalmente capiscono il futuro prima che accada – che all’università non si iscrivono più: solo quest’anno le immatricolazioni sono calate di 17mila unità, una vera desertificazione.
Esiste tuttavia una seconda ed altrettanto importante ragione dell’intreccio tra università e rapporti intergenerazionali, che ha poco ha che fare con persone giovani in senso proprio – ovvero al di sotto dei trent’anni.
Immerso nella società italiana, il sistema universitario ne condivide la tendenza ormai ventennale a scaricare sulle generazioni giovani tutti i costi della propria sopravvivenza. Questa constatazione non ha nulla a che vedere con presunti “scontri generazionali”. Infatti, da quel che mi è dato di osservare, tra ricatti e richiami al senso di responsabilità, le generazioni più giovani hanno nel complesso accettato il fardello, portandolo sulle proprie spalle con grande dignità e spirito di sacrificio. E’ ora, tuttavia, di riconoscere questo stato di cose, e operare attivamente per cambiarlo. La prima ragione per fare questo ha a che fare con la giustizia, e dovrebbe esser cara a chi si consideri democratico o di sinistra. La seconda, invece, vale per tutti. Falcidiare le generazioni più giovani negando loro opportunità e risorse che le generazioni anziane hanno avuto in abbondanza, spesso con l’unica ragione di difendere ad ogni costo le rendite di quest’ultime, è un comportamento suicida dal punto di vista degli interessi di una nazione, che dovrebbe essere in grado di bilanciare le scelte del presente pensando anche al proprio futuro.