Nuova legge regionale per la riorganizzazione territoriale. Casadei: “Più efficienza e servizi adeguati ai cittadini: la risposta sono Unioni e Fusioni dei Comuni”
Di recente l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato un progetto di legge innovativo che prevede incentivi per le unioni e le fusioni dei Comuni. In un contesto caratterizzato da risorse sempre minori, l’obiettivo del provvedimento è quello di evitare le ridondanze e le sovrapposizioni, e in questa maniera rendere più snello ed efficace il sistema degli enti locali.
Perno della riforma è la suddivisione di tutto il territorio regionale in aree rispondenti a precise caratteristiche, gli “ambiti territoriali ottimali”, all’interno dei quali i Comuni che ne faranno parte dovranno esercitare obbligatoriamente la gestione associata di una serie di funzioni. Con la proposta di legge l’obbligo di gestione associata di alcune funzioni fondamentali, che la norma statale prescrive solo per i piccoli Comuni (fino a 5 mila abitanti o fino ai 3 mila se montani), viene esteso anche ai Comuni cosiddetti “sopra soglia”. Tra le funzioni obbligatorie rientreranno, aspetto questo molto rilevante, quelle relative ai sistemi informatici e alle tecnologie dell’informazione: un settore nel quale negli anni, anche tramite l’impulso dei servizi provinciali, si è investito nel territorio, tramite progetti sperimentali e innovativi.
Come ha più volte affermato la Vice Presidente Simonetta Saliera, le Unioni dei Comuni dovranno essere “vere” e non solo sulla carta: dovranno essere coerenti con il distretto sanitario, dovranno avere un estensione di almeno 300 km quadri e una popolazione minima di 8mila abitanti per la montagna e 20mila per la pianura. Per l’entrata a regime del Programma di riordino territoriale (Prt), che avrà durata triennale, sono previsti 90 giorni dall’entrata in vigore della legge entro i quali la Giunta regionale valuterà le proposte di delimitazione degli ambiti ottimali pervenute entro 60 giorni dai comuni. L’avvio delle gestioni associate da parte dei Comuni dovrà avvenire entro il primo gennaio 2014.
Per quel che riguarda il processo delle fusioni dei comuni, aspetto su cui la Regione intende scommettere con grande determinazione, esso deve partire dai comuni stessi, in modo tale che la regione possa contribuire a fare sistema e ad unire le forze, in un processo più ampio e partecipato, che coinvolga i cittadini, le organizzazioni economiche e i sindacati, tutto l’associazionismo e i mondi della coperazione. Finora è in corso di realizzazione il caso “bolognese” della Val Samoggia che prevede l’accorpamento di ben cinque comuni e dove il referendum di consultazione ha dato un esito, nel complesso, positivo. Un’altra fusione, come è noto, riguarda i comuni romagnoli di San Mauro Pascoli e di Savignano, che indiranno un referendum per la fusione.
E’ tempo di abbandonare le sterili logiche di campanile: le unioni, gli accorpamenti di servizi e le vere e proprie fusioni rappresentano una grande opportunità per tutti (e questo continua a valere, naturalmente, anche per la proposta di Provincia unica di Romagna, che deve continuare ad essere perseguita in maniera molto decisa). La nuova legge permetterà infatti di riprogettare il nostro territorio salvaguardando i servizi e garantendo rigore nei bilanci e nei centri di costo: il tutto per continuare a migliorare la qualità della di tutte le persone, ovunque esse si ritrovino a vivere ed abitare. Discutere questi temi in maniera pubblica e approfondita costituisce un bell’esempio di cittadinanza attiva e di un modo di concepire le istituzioni non al servizio di pochi al potere ma al servizio del ‘ben essere’ di tutti.
Thomas Casadei
Consigliere regionale PD
Componente Commissione III Territorio Ambiente Mobilità
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