Perché non ci conviene tornare al nucleare
La propaganda dell’ENEL e del Governo in favore del ritorno dell’Italia al nucleare si basa su miti facili da smontare. Uno di questi miti è che l’energia nucleare è in forte espansione in tutto il mondo. Non è affatto vero. In Europa la potenza elettrica nucleare è scesa dal 24% del totale nel 1995 al 16% nel 2008, mentre a livello mondiale l’energia elettrica prodotta col nucleare è diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. Il tentativo di rilanciare il nucleare in Europa da parte della ditta francese AREVA con la costruzione in Finlandia di un reattore EPR del tipo di quelli che si vorrebbero installare in Italia sta naufragando. Il contratto prevedeva la consegna del reattore <chiavi in mano> dopo 4 anni, nel settembre 2009, al costo di 3 miliardi di €; ad oggi, i lavori sono in ritardo di 3,5 anni ed il costo è aumentato di 2,3 miliardi di €. Ma non è finita, perché nel novembre scorso le autorità per la sicurezza nucleare di Finlandia e Francia hanno chiesto drastiche modifiche nei sistemi di controllo del reattore, cosa che da una parte causerà ulteriori spese e ritardi e dall’altra conferma che il problema della sicurezza non si può risolvere con scorciatoie. Anche l’analogo reattore in costruzione a Flamanville (Francia) è in ritardo di almeno 2 anni e registra, per ora, un aumento di costo di 1 miliardo di €.
Negli Stati Uniti, nonostante gli impegni presi dal governo Bush di farsi carico del problema delle scorie radioattive e le garanzie concesse dal governo Obama per i finanziamenti, si susseguono le rinunce a progetti di costruzione di nuove centrali. E’ di questi giorni la notizia che il piano per costruire un reattore EPR da parte della UniStar, compagnia formata da AREVA e dal Constellation Energy Group (CEG) americano, è saltato a causa del ritiro della CEG dal progetto. Appena si è saputa questa notizia, la borsa americana ha premiato le azioni di CEG, una chiara dimostrazione che il libero mercato non crede nello sviluppo del nucleare.
E’ facile smontare anche altri miti. Non è vero che il nucleare ci porterebbe verso l’indipendenza energetica dal momento che il nostro Paese non ha miniere di uranio e quindi dovrebbe importarlo, come accade oggi per i combustibili fossili. Non è vero che il problema di dove collocare le scorie ad alta radioattività sia già stato risolto: non lo è in nessun paese del mondo, neppure negli USA. Non è vero che in Italia sia facile trovare siti adatti per le centrali nucleari perché il nostro paese è densamente popolato, ha vaste zone sismiche e scarse risorse idriche. Non è vero che i siti delle centrali dismesse possono essere trasformate in giardini. Non è vero che il nucleare non produce CO2. Per essere costruite, alimentate con uranio, liberate dalle scorie che producono e, infine, smantellate le centrali nucleari richiedono un forte investimento energetico, in gran parte basato sui combustibili fossili. Non è vero che il nucleare ci permetterebbe di diminuire la bolletta elettrica. Per costruire le centrali, gli eventuali investitori vogliono garanzie: consumi assicurati per l’energia elettrica prodotta e prezzi remunerativi. Il tutto a svantaggio della concorrenza e dei consumatori.
Pubblicato su L’Unità il 28/10/2010