Su aereoporti, fiere, AUSL, e oltre. Sistema metropolitano romagnolo e sistema regionale: servono atti concreti.
Diventa sempre più urgente realizzare una solida integrazione dei servizi pubblici ma anche di realtà importanti come fiere e aereoporti a livello di sistema romagnolo e di sistema regionale.
La situazione di grave crisi economica che riduce sempre più le risorse a disposizione degli enti locali, la sempre più forte necessità di razionalizzare i servizi per renderli più efficienti e per valorizzare al meglio le competenze del territorio, i recenti provvedimenti del Governo Monti relativi al superamento delle Province così come configurate attualmente, pongono ormai ogni giorno la questione di quale sia la dimensione territoriale più adatta per affrontare temi quali sanità, fiere, aeroporti ma anche politiche culturali e turistiche, piani energetici e nuovi assi di sviluppo industriale di qualità e all’insegna della buona occupazione.
Quando ci si trova a gestire servizi essenziali per la vita sociale ed economica di un territorio che richiedono ingenti risorse e risposte di elevato standard qualitativo non si può pensare, tanto meno in un momento di difficoltà come quello attuale, di applicare politiche dall’ambito limitato al singolo Comune e ormai neanche più alla singola Provincia, soprattutto a livello di programmazione e pianificazione.
Non è fomentando campanilismi e localismi in una miope “guerra tra poveri” (come fa la Lega Nord) né tanto meno applicando politiche protezionistiche ed esasperando competizioni egoistiche che un Ente o una struttura potrà “salvarsi” a discapito di quella che dista poche decine di chilometri. Si tratta di visioni miopi, di cortissimo respiro e soprattutto del tutto inefficaci.
L’unica strada percorribile è quella di una gestione integrata su una scala territoriale ampia e capace di rendere sostenibile dal punto di vista economico gli ingenti investimenti necessari (è di questi giorni tra l’altro la notizia che il Governo sta valutando la situazione degli aeroporti italiani e di come abbia individuato tra “più deboli” in termini economici e patrimoniali anche quelli di Parma e di Rimini, un dato che dovrebbe far riflettere coloro, anche alcuni rappresentanti istituzionali, che fino a qualche giorno fa sventolavano la bandiera del “facciamo da soli”).
Questo progetto richiede due ingredienti essenziali: una politica aperta e lungimirante delle amministrazioni locali che costruisca ponti e connessioni anche all’insegna di autentiche fusioni capaci di generare soggetti solidi e aperti all’Europa e al mondo, e una regia attenta ed equilibrata della Regione Emilia-Romagna, che già su alcune di questi temi si è impegnata attivamente: è tempo di agire affinchè, entro una logica di sistema romagnolo e di sistema regionale, a breve si possano realizzare un’AUSL unica della Romagna, un sistema aeroportuale regionale che unisca gli aeroporti di Bologna e Forlì (e auspicabilmente anche Rimini), un unico sistema fieristico regionale che possa guardare al mondo anzichè all’ombelico di piccoli territori. E’ su queste questioni che si misura la credibilità delle istituzioni, a tutti i livelli. Un policentrismo frammentato e senza coordinamento non è più sufficiente a rispondere alle sfide del presente, per questo serve che la Romagna proceda subito a costruire un sistema metropolitano che superi le astrattezze e la retorica dell'”area vasta” e che Bologna si ponga al centro di un sistema regionale per fiere e aeroporti: discettare su gerarchie astratte fa solo perdere tempo. Invece è l’ora, questo chiedono cittadini, soggetti economici, mondi sociali, di passare ad atti concreti.
Thomas Casadei
consigliere regionale PD
E45-E55
Con 550 milioni di tonnellate l’Italia è il terzo Paese europeo per emissioni di gas serra.
Il protocollo di Kyoto prevedeva per l’Italia una diminuzione del 6,5% dei gas serra entro il 2010, ma ad oggi le emissioni lorde italiane sono aumentate del 7,1 %, soprattutto a causa dell’aumento dei consumi per trasporti (+24%), della produzione di energia elettrica da fonti fossili (+14%) e della produzione di riscaldamento per usi civili (+5%).
Nel nostro Paese le merci continuano a viaggiare prevalentemente su strada (71,9% nel 2008), poco in nave (18,3) e pochissimo su ferrovia (9,8). Il tasso di motorizzazione è altissimo: 598 auto ogni 1000 abitanti (+91 % dal 1980). Fatto 100 il volume economico sviluppato dal trasporto su gomma, si stimano nel 40% le ricadute economiche positive, mentre ben il 60% sono esternalità negative che ricadono sulla collettività.
Il consumo di suolo in Italia ha raggiunto livelli insostenibili con gravi ripercussioni sull’ambiente, il paesaggio e la salute; si può stimare in circa 21.500 kmq la superficie totale ad oggi cementificata (circa 500 kmq ogni anno). La speculazione edilizia e la spirale costituita da strade, nuovi insediamenti, aumento del traffico, ancora nuove strade…sembra inarrestabile.
In molte città italiane si registrano tassi di inquinamento atmosferico elevatissimo; la Pianura Padana è tra le regioni più inquinate del mondo. Una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico è dovuta al trasporto stradale.
L’Italia ha un’impronta ecologica (dati 2005) di 4.2 ettari globali e un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite, agli ultimi posti rispetto agli altri paesi europei.
A fronte di questa grave situazione ambientale, e in contrasto con gli innumerevoli appelli alla sostenibilità ambientale, i Governi di centro-destra e di centro-sinistra degli ultimi 15 anni, con la complicità delle Regioni interessate, hanno avvallato una delle più grandi e devastanti opere della famigerata Legge Obiettivo, l’autostrada Orte-Mestre; un progetto inutile e devastante del costo di 10 miliardi di euro, che sta per materializzarsi.
L’autostrada attraverserà cinque Regioni (Lazio; Umbria; Toscana; Emilia Romagna; e Veneto) 11 province e 48 comuni; il tracciato prevede solo in parte la riqualificazione della E-45, si sviluppa in parallelo alla SS 309 Romea e ha numeri da brivido:
396 km di lunghezza
139 km di ponti e viadotti
64 km di gallerie;
20 cavalcavia
226 sottovia,
83 svincoli
2 barriere di esazione
15 aree di servizio
OPERA INUTILE, COSTOSA E DEVASTANTE
Provoca gravi danni ambientali a carico di importanti zone di interesse storico, paesistico, ambientale (es. Parco del delta del Po, Valli di Comacchio e Mezzano, Laguna sud, Riviera del Brenta, Parco delle Foresti Casentinesi, valli dell’Appennino centrale…).
Comporta un elevato consumo di suolo, per la maggior parte libero, e il frazionamento di numerosi fondi agricoli.
Favorisce la cementificazione delle aree libere attraversate o adiacenti agli svincoli;
Determina un sensibile aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico, accentua il rischio idraulico soprattutto nelle aree più fragili.
Privilegia ancora una volta il trasporto su gomma a scapito di quello ferroviario e marittimo, più sostenibili.
È inutile in quanto i flussi di traffico attuali e futuri che interessano la SS 309 Romea e la E-45 non giustificano in alcun modo la costruzione di un’altra autostrada che diventerebbe di fatto un doppione della A-1 e della A-14/A-13.
È un enorme spreco di denaro pubblico: con di 10 miliardi di euro (di cui 1,4 miliardi pubblici e 8,6 miliardi anticipati dai privati) l’Autostrada Orte-Mestre è l’opera in assoluto più costosa tra quelle inserite nella Legge Obiettivo. Meno della metà dei soldi destinati alla Mestre-Orte sarebbero sufficienti per sanare il dissesto idrogeologico dell’intero Paese.
Ha tempi lunghi e distoglie risorse dalla messa in sicurezza di SS 309 e E-45: dedicare finanziamenti pubblici alla progettazione e alla realizzazione di una nuova autostrada tra 10-15 anni, impedisce oggi di risolvere il problema inderogabile della messa in sicurezza della Romea o della E-45.
Favorisce il deprecabile business delle concessioni autostradali e le cricche di appaltopoli: la cordata guidata dalla GEFIP Holding dell’europarlamentare PdL Vito Bonsignore punta con questa operazione a diventare il terzo polo autostradale d’Italia.
I soldi anticipati dai privati saranno ampiamente ripagati con i pedaggi autostradali e con altri servizi pagati dai cittadini ai gestori per 39 anni. È poi un dato di fatto che, in Italia, gli appalti legati alle grandi opere costituiscono un’ottima occasione per il malaffare e per le infiltrazioni mafiose.
LE ALTERNATIVE ESISTONO:
SONO MENO COSTOSE, MENO IMPATTANTI
E FACILMENTE REALIZZABILI
Messa in sicurezza SS 309 Romea: il progetto di autostrada Orte-Mestre non prevede alcun intervento per la messa in sicurezza della Romea, una delle strade più pericolose d’Italia. Il rifacimento del manto stradale, la predisposizione di corsie di emergenza, di piazzole di sosta, il miglioramento della segnaletica, la eliminazione degli incroci a raso, ecc… sono interventi possibili in 2-3 anni e con spese molto contenute.
Deviazione del traffico pesante sulla A-13: il collegamento autostradale Mestre-Ravenna esiste già ed è l’autostrada Padova-Bologna, eventualmente potenziabile. Da Ravenna è possibile deviare i T.I.R. dalla SS 309 verso Ferrara attraverso il raccordo autostradale “Ferrara mare”, oppure attraverso il completamento delle varianti alla SS-16 già previsto nel Piano dei Trasporti della Regione Emilia-Romagna La statale Romea così sgravata sarebbe più che sufficiente per supportare il traffico locale e di media percorrenza e potrebbe essere finalmente valorizzata sotto il profilo turistico. La deviazione dei TIR sull’asse A-13 sarebbe anche più logica visto che la linea degli interporti si sviluppa proprio tra Ferrara, Rovigo e Padova.
Messa in sicurezza della E-45: anche questa arteria, vecchia e pericolosa, e perennemente cantierizzata, richiede interventi definitivi di riqualificazione, senza la sua trasformazione in autostrada. Il progetto di ANAS prevede per questo tratto delle varianti estremamente impattanti, soprattutto in corrispondenza del nodo di Perugia; inoltre il potenziamento di questa arteria costituirà un potente attrattore di traffico con gravi ripercussioni ambientali per le valli dell’Appennino centrale.
Potenziamento del trasporto marittimo: la conformazione dell’Italia favorisce più che in altri Paesi il potenziamento delle merci via nave, mentre l’autostrada in progetto fungerebbe da collegamento stradale tra i porti di Civitavecchia, Ravenna e Venezia in palese contrasto e forte concorrenza con il sistema di trasporto marittimo La Comunità Europea punta decisamente verso il trasporto marittimo delle merci, una modalità che consente collegamenti più rapidi, più economici e soprattutto meno impattanti rispetto alla gomma. Dal 2007 ad oggi i fondi europei per lo sviluppo della rete TEN-T marittima ammonta a 7,13 milardi di euro, in Italia si continua a perseguire il modello obsoleto del trasporto stradale.
Potenziamento del trasporto ferroviario: la ferrovia costituisce una valida alternativa alla gomma, sia per il trasporto delle merci che dei passeggeri. In alcuni casi, gli stesi enti che promuovono la Orte-Mestre, finanziano allo stesso tempo progetti per lo sviluppo o il potenziamento di tratte ferroviarie lungo la medesima direttrice (es. collegamento Venezia-Chioggia, riapertura della linea Civitavecchia-Orte).