Università, 50 mila iscritti in meno. Casadei (PD): “Dati allarmanti sul sistema universitario, occorre rilanciare diritto allo studio e investimenti sulla ricerca”
Sono dati allarmanti quelli emersi dal documento del Cun (Consiglio Universitario Nazionale). In dieci anni le immatricolazioni sono precipitate da 338.482 (anno accademico 2003-2004) a 280.144 (2011-2012), con un conseguente calo di 58 mila studenti, pari a -17%. Non si può certo disgiungere questo fenomeno dalla diminuzione delle borse di studio: nel 2009 i fondi nazionali per questo capitolo di spesa coprivano l’84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%. E il numero è destinato a diminuire. Così come a diminuire ogni anno del 5% è il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Con queste prospettive diventa praticamente impossibile per moltissimi Atenei programmare la didattica o la ricerca. Non a caso il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, ha parlato del rischio “Caporetto” per l’università pubblica. A dimostrarlo anche la pesante riduzione del personale docente, pari a -22%. Altro capitolo doloroso riguarda la ricerca: rispetto alla media dell’Unione europea in Italia abbiamo 6 mila dottorandi in meno che si iscrivono ai corsi di dottorato e il 50% dei laureati – aspetto davvero disdicevole – è di fatto costretto a seguire corsi senza borsa di studio.
Da questi dati emergono dunque due aspetti: l’impoverimento generale di un’istituzione pubblica che crea conoscenza, capacità di sapere critico e le competenze necessarie alla classe dirigente di un Paese democratico, e una visione sempre più elitaria dell’istruzione, che porta ad un esito ingiusto: si può laureare solo chi se lo può permettere sul piano economico.
Per questa ragione, il primo, fondamentale provvedimento che dovrà assumere il prossimo governo su queste materie, auspicando che sia quello del centrosinistra, dovrà riguardare il diritto allo studio. Alla radice del problema c’è infatti il caso tipicamente italiano di uno squilibrio tra alta tassazione (siamo i terzi in Europa) e un pessimo sistema di diritto allo studio. Questo è l’effetto devastante e inevitabile delle politiche degli ultimi anni, avviate dal duo Tremonti-Gelmini e proseguiti anche con il governo Monti, che ha ridotto di 300 milioni di euro le risorse.
A fronte di questi tagli pesantissimi, la Regione Emilia-Romagna ha investito risorse proprie per il diritto allo studio, mettendo a bando alloggi, borse di studio, contributi per la ristorazione, prestiti e fondi per esperienze di studio e lavoro all’estero, servizi e contributi per gli studenti con disabilità. Le borse di studio vanno da un minimo di 1.402 euro annui fino a 5.073 euro, sulla base delle condizioni economiche dello studente e della sua residenza (pendolare, in sede o fuori sede). Gli assegnatari di un alloggio, oltre al diritto di residenza gratuita, ricevono anche un contributo per l’accesso al servizio ristorativo. Per quanto riguarda gli ulteriori benefici, i prestiti fiduciari agevolati possono arrivare fino a 23 mila euro, mentre i contributi per interventi straordinari possono toccare i 2 mila euro. Dai 2 ai 4mila euro, infine, i contributi per la frequenza di Master, Alta formazione o specializzazioni all’estero (in 22 paesi europei o in altri continenti).
Per uscire dalla crisi e da questa situazione di delegittimazione dello studio e della cultura, bisogna cambiare passo. Per questa ragione Il Pd propone come primo provvedimento di governo un Programma nazionale per il merito e il diritto allo studio, finanziato con 500 milioni di euro, che affianchi gli interventi regionali e si estenda alle residenze universitarie. Alla base degli interventi sui docenti, poi, si propone il superamento degli attuali vincoli al turn-over, per riportare i giovani studiosi, quelli più meritevoli, in cattedra.
Università, ricerca e cultura sono leve capaci di innescare innovazione e sviluppo di qualità, tanto che in tutta Europa – ad esclusione dell’Italia – si sta investendo con decisione e coraggio in questi settori.
Thomas Casadei
Consigliere regionale – Capogruppo PD Commissione Scuola, Formazione, Lavoro, Cultura, Turismo e Sport
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